USA: flame anonimi puniti con il carcere

Una normativa introdotta negli Stati Uniti prevede il carcere per chi si macchia di "annoyance" online, ovvero di provocazioni o altro in grado di arrecare 'disturbo' ad altrui persona. La legge appare condusa, poco aderente alla realtà e vincolante
Una normativa introdotta negli Stati Uniti prevede il carcere per chi si macchia di "annoyance" online, ovvero di provocazioni o altro in grado di arrecare 'disturbo' ad altrui persona. La legge appare condusa, poco aderente alla realtà e vincolante

Negli Stati Uniti i “troll” (nella definizione di Wikipedia il troll è «un individuo che interagisce con la comunità tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente stupidi, allo scopo di disturbare gli scambi normali e appropriati») non saranno più accettati. La formalizzazione della direzione intrapresa arriva sotto forma di legge e pone seri interrogativi sul confine tra libertà e controllo, soprattutto per quanto riguarda la dimensione digitale del web.

La legge intende minacciare tutti coloro i quali usano il web per lanciare insulti o provocazioni nascondendosi dietro il muro dell’anonimato: tali utenti saranno perseguibili dalla giurisprudenza americana e rischieranno fino a 2 anni di carcere. Il tutto è previsto dall’apposito capitoletto «Preventing Cyberstalking» contenuto nella più ampia «Violence Against Women and Department of Justice Reauthorization Act».

La legge fa specifico riferimento alla parola “annoyance” (fastidio) nel definire il parametro che fa potenzialmente scattare la possibilità di una denuncia. Da più parti si è immediatamente chiesto chiarimento circa tale parametro (in particolare va segnalato l’intervento pubblico della American Civil Liberties Union) in quanto è nella definizione di questo confine che va valutata la bontà o meno della nuova normativa.

La legge ha all’apparenza anche un ulteriore risvolto: nel momento in cui si firmano i propri interventi, si è giocoforza più liberi nel poter esprimere i propri “flame”, il che potrebbe divenire un incoraggiamento poco utile al regolare svolgimento del dibattito online. La legge, direttamente derivata dalla precedente normativa vigente in ambito telefonico, è definita da CNet «ridicola»: perchè figlia di una estensione poco naturale della normativa, perchè poco aderente alla realtà, perchè evidentemente vincolante della libera espressione online.

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