Vivo: ecco il nuovo chipset per imaging V1+

Vivo ha appena presentato il nuovissimo chipset di imaging V1+: si tratta di un processore speciale volto a garantire scatti migliori sui propri flagship.
Vivo ha appena presentato il nuovissimo chipset di imaging V1+: si tratta di un processore speciale volto a garantire scatti migliori sui propri flagship.

Vivo ha appena annunciato il nuovo chipset di imaging chiamato V1+: è una soluzione sviluppata in casa, super performante e che permetterà all’algoritmo del software dei flagship del marchio, di realizzare scatti ottimi grazie all’intelligenza artificiale.

Come funziona e a cosa serve il chipset V1+ di Vivo?

Sul proprio account su Weibo, l’OEM cinese Vivo ha appena presentato al mondo il nuovo chip di imaging che è destinato a migliorare gli scatti dei suoi futuri smartphone top di gamma. Di fatto, abbiamo appresa che la line-up X80 disporrà proprio di questa soluzione che si scopre essere stata realizzata con l’ausilio di MediaTek.

Fra le altre cose, questo è il processore di imaging erede del V1 dello scorso anno: supporta tutti i SoC di punta esistenti (sia il Dimensity 9000 che lo Snapdragon 8 Gen 1).

Ma dove si può vedeer la collaborazione con MediaTek? Partiamo con ordine: ci sono oltre 30 brevetti correlati e ci sono stati 300 dipendenti che hanno lavorato su questo particolare elemento.

Non di meno, si scopre che il V1+ è perfetto anche per il gaming di alta qualità e per il gioco ad alta intensità (pensiamo agli sparatutto o ai titoli di corse automobilistiche).

Vivo ha inserito nuovi upgrade anche per quanto riguardo il colore finale, per la portrait mode e per gli scatti in generale. Ha perfino realizzato un nuovo schema di memoria che sfrutta l’intelligenza artificiale per migliorare la qualità delle fotografie prodotte.

Dulcis in fundo, si scopre che Vivo implementerà dei nuovi algoritmi volti ad ottimizzare il modo in cui il sistema gestisce la CPU, la GPU e aumenta l’efficienza energetica, soprattutto in combinata con il SoC Dimensity 9000. Dai primi test si è scoperto che ha un effetto immediato sull’autonomia del device in cui verrà allocato, con un minor consumo energetico (fino al 10%).

Siamo curiosi di vedere come si comporterà sui flagship una volta che lo vedremo in azione.

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