WiMax vicino allo scoglio del TAR

Per il bando sulle frequenze WiMax si avvicina lo scoglio del TAR: un ricorso è stato presentato poco dopo la pubblicazione del bando e la parte resistente si è già popolata di nomi quali il Ministero per le Comunicazioni, Telecom, Vodafone, Wind e H3G
Per il bando sulle frequenze WiMax si avvicina lo scoglio del TAR: un ricorso è stato presentato poco dopo la pubblicazione del bando e la parte resistente si è già popolata di nomi quali il Ministero per le Comunicazioni, Telecom, Vodafone, Wind e H3G

«Apprendiamo dal sito morse.it che la società MGM Production Group Srl, già detentrice di una licenza WiMAX in Germania, ha presentato ricorso al TAR del Lazio contro la delibera AGCom sull’assegnazione delle frequenze WiMAX in Italia. Il punto più importante del contenzioso riguarda l’assenza di condizioni atte ad impedire che alla gara partecipassero operatori già detentori di frequenze su cui offrire BWA (Broadband Wireless Access, cioè banda larga senza fili), nello specifico gli operatori UMTS»: con queste parole l’associazione Anti Digital Divide conferma il ricorso preannunciato da Morse.it che getta una prima lunga ombra sul bando per le licenze WiMax in Italia.

Il sito del TAR del Lazio ha seri problemi e per raggiungere il documento del ricorso è necessario un percorso manuale che permetta di identificare il documento numero 8308 a titolo “Annullamento delibera 209/07/CONS recante: procedure per assegnazione diritti d’uso di frequenze per sistemi broadband wireless access (BWA) nella banda a 3.5 Ghz – (23 Bis)”. A disposizione il claudicante link ed un necessario screenshot.

Dal ricorso risulta uno schieramento di resistenti pronti a dar battaglia contro la MGM Production Group: dalla parte avversa l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, il Ministero delle Comunicazioni, H3G (3 Italia), Telecom Italia, TIM, Vodafone e Wind. La commistione legale tra aziende e ministero è secondo ADD un elemento quantomeno poco elegante: «non stupisce il fatto che proprio quelle società che controllano il mercato dei servizi di telefonia mobile di terza generazione, detentrici delle licenze UMTS, e il mercato della banda larga (Telecom Italia è operatore STRA-Dominante) vadano in soccorso dell’AGCOM e del Ministero delle Comunicazioni. Questo rapporto di “mutuo soccorso” tra controllori e controllati già verificatosi in altre occasioni non è proprio indice di trasparenza e indipendenza dei ruoli».

L’associazione, alla luce del ricorso presentato, ha deciso di prendere posizione: «Anti Digital Divide ha deciso di appoggiare il ricorso presentato al TAR, ove fosse possibile anche intervenendo ad adiuvandum, perchè ritiene che sia interesse di tutti gli utenti, anche delle persone digital divise, che vengano poste garanzie atte a stabilire una reale concorrenza nel settore e che impediscano di rallentare lo sviluppo del WiMAX»: il rischio palesato dopo la presentazione del bando è stato quello per cui i licenziatari dell’UMTS potrebbero ora vedere nel WiMax un pericolo da congelare almeno per un po’ di tempo, evitando così tecnologie concorrenti e nuovi attori di mercato. «Se per questo è necessario aspettare ancora 30/60 giorni, aspetteremo volentieri: dopo l’attesa di 2 anni vorremmo, infatti, evitare anche la beffa di avere un WiMAX snaturato e privato dei suoi punti di forza ovvero riduzione del divario digitale e apertura del mercato della banda larga e della telefonia (ultimo miglio)».

L’udienza è stata fissata per il 25 ottobre 2007, data oltre la quale il bando avrà il via libera definitivo o dovrà clamorosamente fermarsi sul nascere determinando nuova confusione su una tecnologia che non sembra avere il destino dalla propria parte. Ancora Morse.it, infatti, sottolinea come il ricorso non sia contro il bando, ma piuttosto contro la delibera AGCOM che ne fa da sostrato: se il TAR accogliesse le tesi del ricorrente, insomma, l’intero progetto del WiMax italiano andrebbe rivisto e ciò comporterebbe ritardi non contenibili nel breve periodo (giocando parzialmente a favore degli stessi resistenti, peraltro, in qualche modo interessati a posticipare il diffondersi della tecnologia nel paese).

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