L'Italia sul libro nero della pirateria

Microsoft Italia ha presentato uno studio che conferma l'alto tasso di pirateria ancora presente in Italia: il 49%, contro il 33% della media europea.
Microsoft Italia ha presentato uno studio che conferma l'alto tasso di pirateria ancora presente in Italia: il 49%, contro il 33% della media europea.

Microsoft Italia ha presentato un report sul mondo della pirateria che il paese dovrà guardare con particolare attenzione. L’Italia, infatti, è stata inserita nel libro nero delle nazioni con il tasso di contraffazione più elevato, il che ci rende più deboli agli occhi del mercato e meno appetibili in termini di investimenti. Problemi, questi, dei quali il paese potrebbe fare a meno con interventi più radicali nei settori nei quali il fenomeno incide in modo più invasivo.

Secondo quanto indicato da Microsoft nell’apposita presentazione, organizzata in collaborazione con il consolato degli Stati Uniti a Milano, in Italia il tasso del mercato pirata è più alto rispetto alla media europea di ben 16 punti percentuali: il 49% nel nostro paese, il 33% in Europa. Trattasi di una situazione più volte fotografata anche dalla Business Software Alliance, la quale stima peraltro che la riduzione della pirateria avrebbe effetti benefici sul sistema grazie ai maggiori introiti registrati, ai maggiori investimenti veicolati ed al maggior numero di posti di lavoro determinato.

La Grecia è il paese nel quale la pirateria è a tassi maggiori (58%) e secondo il report non sarebbe un caso il fatto che maggiori tassi di pirateria coincidano con situazioni economiche più difficili: una minor tutela della proprietà intellettuale, infatti, andrebbe a discapito della competitività del paese e non a caso Svezia e Regno Unito comparirebbero tra i paesi virtuosi.

Secondo quanto indicato nella ricerca, la pirateria è un fenomeno che copre qualsiasi mercato e che soprattutto nel settore audiovisivo vedrebbe i suoi picchi di maggior gravità. In Italia la pirateria sui contenuti sarebbe pari al 25%: questo ed altri dati hanno contribuito al posizionamento del paese nella lista nera dell’Office of the United States Trade Representative, definendo così un handicap competitivo a cui l’Italia dovrà saper rispondere con iniziative che sappiano opporsi alla pirateria non soltanto con la repressione, ma anche con l’educazione culturale di venditori ed acquirenti. Spiega Sonia Tarantolo, Vice Console per gli Affari Politici ed Economici del Consolato Generale USA a Milano:

La proprietà intellettuale è una delle principali ricchezze delle nostre società e un fondamento essenziale per economie avanzate come quella italiana e quella americana. La proprietà intellettuale offre l’opportunità a chi ha creatività di investire e di costruire sulle proprie idee, non solo a proprio beneficio, ma per il bene di tutti. Ci permette di innovare, di crescere e di prosperare. Per questa ragione, il miglioramento della sua tutela è un elemento presente da molto tempo nella politica estera del mio governo. Senza una forte protezione della proprietà intellettuale gli imprenditori, gli inventori, gli artisti, gli sviluppatori di software e le aziende avrebbero poco interesse a innovare e investire. Gli Stati Uniti e altri Paesi come l’Italia hanno lavorato per decenni al fine di estendere la tutela dei diritti in maniera più ampia possibile in tutto il mondo. Il nostro impegno sta avendo successo ma bisogna lavorare ancora molto per far sì che la proprietà intellettuale venga rispettata.

Microsoft da parte sua ha portato avanti il progetto Mistery Shopper per verificare dal vivo la situazione, inviando incaricati Microsoft “in borghese” ad effettuare acquisto per verificarne la conformità con le regole. 1570 i punti vendita già monitorati «e per 126 volte il Mistery Shopper ha rilevato qualche irregolarità nella vendita dei prodotti Microsoft: il tasso di pirateria regionale medio dal 2005 ad oggi ha subito tuttavia un leggerissimo decremento, passando dal 9% all’8%, un dato abbastanza contenuto se paragonato alla media del 18% rilevata a livello nazionale dal 2005 ad oggi, ma nettamente superiore alla media del 5,4% riferita alle sole regioni del Nord Italia».

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