Istat, 500 mila contatti? Facciamo due conti

Quante probabilità ci sono che 500 mila italiani si siano collegati domenica mattina sul sito dell'Istat, portando alle note difficoltà dei server?
Quante probabilità ci sono che 500 mila italiani si siano collegati domenica mattina sul sito dell'Istat, portando alle note difficoltà dei server?

Il sito dell’Istat è caduto, spiega l’Istituto, a causa della folla presentatasi sui server per compilare il questionario relativo al 15esimo Censimento della Popolazione e delle Abitazioni. Le difficoltà dell’esordio sono state evidenti e così motivate tramite comunicazione ufficiale:

Moltissimi cittadini stanno compilando il questionario via internet, ciò potrebbe causare momentanei rallentamenti e difficoltà nell’accesso. Ci scusiamo per il disagio e buona compilazione.

Erano circa le 12 quando la comunicazione ufficiale snocciolava anche i primi numeri a sostegno del teorema per cui i rallentamenti al sito fossero causati dall’eccessivo flusso di utenti:

Già dalle prime ore del mattino, sono stati, infatti, raggiunti picchi di 500.000 collegamenti contemporanei.

Occorre però fare una qualche considerazione supplementare perché, se ad un primo colpo d’occhio i numeri elargiti dall’Istat suonano come oltremodo esagerati, una serie di considerazioni parallele rende ancor meno comprensibile la stima offerta nelle comunicazioni di metà giornata. E tali considerazioni debbono partire dagli ultimi dati Audiweb relativi al mese di agosto, con i quali è possibile rapportare i numeri forniti dall’Istat e quelli utilizzati per stimare la penetrazione della Rete tra la popolazione nazionale.

Si parta dal primo numero fondamentale: la popolazione italiana stimata per il mese di agosto è pari a 54,8 milioni di italiani. Di questi risultano essere connessi al Web 38,7 milioni, ma soltanto 10 milioni risultano attivi nel giorno medio. Se si valutano i dati relativi alle fasce d’età, con buona approssimazione è possibile calcolare come il 75% dei collegati sia compreso nella fascia 25-74 anni, ossia coloro i quali nella maggior parte dei casi avranno il compito di compilare il censimento. Se tutti gli utenti mediamente collegati alla rete e compresi nella fascia d’età di riferimento si fossero collegati domenica mattina al sito Istat, si avrebbero pertanto 7.5 milioni di contatti.

Da tale cifra occorre però decurtare importanti frazioni sulla base di una serie di ragionamenti contingenti:

  • Soltanto i capifamiglia compilano il censimento (25 milioni in tutto)
  • Una larga parte dei questionari verrà compilata in cartaceo nonostante il possesso di connettività
  • La domenica mattina è il momento della settimana con il minor numero di contatti alla Rete

Chi si è collegato sul sito dell’Istat domenica mattina per compilare il questionario del Censimento, insomma, deve essere una persona che:

  • Ha titolo alla compilazione del questionario
  • Ha a disposizione un collegamento a Internet e le conoscenze necessarie per procedere
  • Ha la volontà di compilare online, e non su cartaceo, i moduli del Censimento
  • Ha deciso di collegarsi il primo giorno disponibile, la domenica mattina

Sulla base di tali valutazioni è molto difficile ipotizzare che gli accessi ai server possano essere stati più di qualche decina di migliaia. Difficile, quindi, comprovare in alcun modo la stima che vede in 500 mila i contatti contemporanei registrati nel momento in cui i server sono entrati in difficoltà. Difficile, insomma, credere che la causa sia tutta di un eccessivo afflusso di utenti: più probabilmente le infrastrutture poste in essere non erano state progettate con la dovuta cura e dietro i grandi numeri è ora facile nascondere qualche malcelata responsabilità.

Il tempo curerà i server ed i rallentamenti. Del resto per consegnare il Censimento ci sono ancora svariate settimane di tempo. Il problema vero è un altro, ed è più profondo:

Il problema del sito del censimento che crolla non è un guaio di giornata, non è solo un server sovraccarico. Quello è il motivo tecnico, quello reale è la fallacità delle fondamenta tecnologiche del Paese. Che per esistere oggi, realmente, ha bisogno di investimenti concreti sulla banda larga, sulla copertura del territorio, sulla riconversione delle pubbliche amministrazioni ad una versione 2.0 di loro stesse

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