Nuova economia e nuovi mestieri

L'esplosione della rete ha moltiplicato il numero delle professioni richieste. Una ricerca italiana ne ha individuate 174 con la prospettiva di arrivare a 250 nel giugno 2000.
L'esplosione della rete ha moltiplicato il numero delle professioni richieste. Una ricerca italiana ne ha individuate 174 con la prospettiva di arrivare a 250 nel giugno 2000.

Una ricerca condotta da Franco Amicucci in collaborazione con la società di formazione WBT ha censito con estrema precisione le nuove figure professionali introdotte dalle nuove tecnologie e in particolare dalla diffusione di Internet. Le nuove professioni, censite fino al 15 gennaio 2001, sarebbero 174 divise in 7 grandi aree: Area Business, Area Contenuti, Area Formazione, Area Impresa, Area Management, Area Supporto, Area Tecnologia. La prospettiva è quella di arrivare a descrivere 250 nuove figure entro l’estate 2001.

Non più dunque solo Webmaster, Web editor o programmatore HTML, la New Economy richiede ora funzioni sempre diversificate e sempre più specializzate. Se fino a qualche anno fa il mercato del lavoro cercava autodidatti un po’ tuttofare, gente esperta nel risolvere i problemi, persone nate e vissute sulla rete, in una parola il Webmaster con la W maiuscola ben descritto in un articolo di Punto Informatico, ora è tutto cambiato e sul Web sembra ci sia bisogno di professionalità esperte, massimamente settorializzate e spesso difficilmente reperibili attraverso i consueti canali (Università, Corsi post laurea, Master ecc.).

La ricerca si basa sull’analisi di 4.000 annunci di ricerca pubblicati su giornali e riviste specializzate e chiarisce quale sia la visione dell’industria italiana in merito al mondo del lavoro. Dando uno sguardo, seppur rapido, alla lista di queste nuove professioni troviamo spesso figure sconosciute anche a chi frequenta la rete da tempo: Change manager o Capacity planners, Data analyst specialist e Net clipper; figure più o meno doppie: Addetto alla sicurezza e Esperto della sicurezza, Community supervisor e Community manager; figure fumose e inconsistenti: Web master assistant o Web artist, ecc.

Ma, al di là dei tante questioni che questa ricerca sottolinea, almeno tre sembrano più emergenti.

  1. La rivoluzione del lavoro è in pieno svolgimento. Dalla rilettura dei contratti, alla flessibilità, alle nuove figure professionali fino ai nuovi modelli di formazione, tutto è in continuo fermento e probabilmente lo sarà anche e ancor di più per i prossimi anni.
  2. La confusione, soprattutto da parte di chi ricerca lavoro, è altissima. Il numero di figure tratteggiate dalla ricerca è sia impressionante per numero sia per le caratteristiche richieste, spesso utili sono in contesti ad altissima specializzazione e spesso tracciate sul breve o brevissimo periodo.
  3. La formazione tradizionale è sempre più in ritardo, e lo scollamento fra mondo dell’educazione e mondo del lavoro rende sempre più difficile orientarsi nella scelta di un percorso. Ciò favorisce anche la sgradevole prospettiva che a sostituire i formatori classici vengano chiamati enti privi delle competenze necessarie.

Ultima cosa. Da poco si è concluso il salone francese dedicato ai nuovi mestieri intitolato Des hommes et des métiers. Uno slogan molto significativo: si ha bisogno non di definizioni di profili o di mestieri, ma soprattutto di “uomini” che solamente con una diversa e più lungimirante politica di educazione e di reclutamento possono essere raggiunti

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