Le mani dell'FBI su Internet

Con il Patriot Act, gli investigatori statunitensi potranno sorvegliare la Rete senza l'autorizzazione di un giudice. Ecco cosa cambia su Internet, e perché la nuova legge si è attirata le ire delle associazioni per i diritti civili.
Con il Patriot Act, gli investigatori statunitensi potranno sorvegliare la Rete senza l'autorizzazione di un giudice. Ecco cosa cambia su Internet, e perché la nuova legge si è attirata le ire delle associazioni per i diritti civili.

Il ministro della Giustizia statunitense John Ashcroft l’aveva detto: “Non appena la normativa anti-terrorismo diventerà legge, invierò istruzioni ai procuratori e all’FBI affinché la mettano subito in pratica”. Il cosiddetto Patriot Act è stato firmato dal presidente George W. Bush lo scorso 26 ottobre; da allora in avanti i navigatori statunitensi (e forse non solo loro) dovranno fare i conti con l’occhio lungo della legge.

Il Patriot Act è un provvedimento molto corposo e dettagliato, il cui scopo fondamentale è quello di aumentare i poteri degli investigatori e di cancellare tutta una serie di adempimenti e di garanzie che sono ritenuti di intralcio alle indagini. Nell’ambito della sfera di influenza del Patriot Act, Internet ha un posto d’onore, in quanto si ritiene che la Rete sia un potente mezzo nelle mani dei terroristi.

D’ora in poi, su Internet vigeranno queste regole:

  • ogni procuratore potrà ordinare l’installazione presso gli ISP di Carnivore, il controverso sistema dell’FBI che permette di sorvegliare ogni tipo di comunicazione in Rete. In precedenza l’utilizzo di Carnivore era soggetto ad una serie di restrizioni e di condizioni;
  • senza alcuna autorizzazione di un giudice, l’FBI potrà richiedere agli ISP informazioni dettagliate sui loro clienti e sulle loro attività in Rete. Gli interessati non dovranno essere informati delle indagini in corso;
  • anche gli ISP, le università, gli amministratori di sistema, potranno sorvegliare senza autorizzazione chi utilizza i loro computer;
  • chi nasconde in un’immagine digitale informazioni con intenti illegali (steganografia) rischia fino a 20 anni di galera;
  • verranno considerati atti terroristici l’ingresso nei computer governativi o il loro danneggiamento;
  • nasce il crimine di “cyber-terrorismo”, che include tutti gli atti di hacking che causino almeno 5 mila dollari di danni in un anno. Per i cyber-terroristi la pena va da 5 a 20 anni di carcere.

Il Patriot Act è quella che si chiama una legge speciale, nel senso che il suo contenuto è dettato da una situazione di emergenza e dovrebbe avere una durata limitata nel tempo. In effetti, alcune norme in essa contenute scadranno, si è previsto, tra quattro anni. Ma quasi nessuna delle decisioni prese per Internet è a scadenza. E inoltre, il limite dei quattro anni è facilmente aggirabile: esso non si applicherà, Infatti, alle indagini ancora in corso nel 2005, né a quelle che si riferiranno a crimini compiuti prima di quella data.

Per queste caratteristiche, la legge è stata criticata dalle associazioni per la tutela dei diritti dei cittadini, nonché da alcuni isolati esponenti politici statunitensi: “In questa sede, abbiamo il dovere di analizzare, provare, vagliare le nuove leggi che zelanti e spesso sinceri amanti della sicurezza ci propongono,” ha detto nel dichiarare il suo voto contrario (l’unico al Senato) Russ Feingold, senatore democratico: “La legge anti-terrorismo non ha il giusto equilibrio tra il rafforzamento della giustizia e la protezione delle libertà costituzionali”. Molti credono infatti che le nuove norme saranno utilizzate anche contro cittadini e immigrati che niente hanno a che vedere con i terroristi.

Al Camera dei Rappresentanti, i critici del provvedimento hanno avuto fortuna relativamente migliore: “Applaudiamo ai 66 deputati che hanno votato contro la versione finale della legislazione anti-terrorismo,” si legge in un comunicato della American Civil Liberties Union (ACLU): “hanno agito coraggiosamente per preservare le libertà civili in America di fronte all’enorme pressione dell’amministrazione Bush”.

Nel precisare che “l’approvazione della legge non costituisce affatto la fine della vicenda,” l’ACLU ha detto che continuerà a lavorare con il governo per migliorarla. Un tentativo compiuto anche da un’altra organizzazione, la EPIC, la quale è riuscita ad ottenere un compromesso tra la versione votata al Senato e quella della Camera nella quale si prevede qualche maggior potere di controllo sull’attività investigativa da parte dei giudici. Aggiustamenti minimi che non hanno soddisfatto il Center for Democracy and Technology (CDT), il cui direttore esecutivo Jerry Berman ha dichiarato: “Questa legge è stata definita un compromesso, ma l’unica cosa compromessa è la nostra libertà”.

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