Inghilterra: inaccessibili 8 siti su 10

Un corposo rapporto dell'inglese Disability Rights Commission solleva ancora una volta il problema delle 'barriere digitali'. Sotto accusa anche il W3C. Pronta la replica del Consorzio.
Un corposo rapporto dell'inglese Disability Rights Commission solleva ancora una volta il problema delle 'barriere digitali'. Sotto accusa anche il W3C. Pronta la replica del Consorzio.

Il Web continua ad essere inaccessibile per gli utenti disabili. È questa la sintesi che si ricava da un ponderoso studio realizzato in Inghilterra dalla Disability Right Commission in collaborazione con la London City University.

La DRC è l’organizzazione che tutela i diritti degli oltre 8 milioni di disabili del Regno Unito. Il suo compito primario è di tipo ispettivo: rilevare e denunciare al Governo ogni violazione del Disability Discrimination Act, la legge che dal 1995 tutela i portatori di handicap. Dopo le barriere architettoniche, la sua iniziativa si sta spostando sul terreno di quelle ‘digitali’, ovvero di tutti gli impedimenti che costringono milioni di cittadini a non poter fruire dei contenuti e dei servizi disponibili sul Web.

1.000 i siti presi in considerazione e testati. Tutti sono stati sottoposti a valutazione tramite strumenti automatici in grado di verificare la conformità rispetto ai tre livelli di accessibilità sanciti nelle Linee Guida sull’Accessibilità dei Contenuti Web del W3C (WCAG). Inoltre, 100 dei siti sono stati verificati direttamente da utenti con vari tipi di disabilità.

Nessuno dei siti è risultato conforme al livello massimo (AAA); solo 2 hanno superato il test rispetto al livello intermedio (AA). Sono invece 808 quelli che non hanno raggiunto il livello minimo di accessibilità (A).

Particolarmente interessanti i dati ricavabili dalle osservazioni degli utenti disabili che hanno condotto i test. Le principali difficoltà incontrate nella navigazione riguardano layout confusi e mal concepiti, sistemi di navigazione disorientanti, testo troppo piccolo e illeggibile, poco contrasto tra sfondo e colore del testo, cattiva descrizione delle immagini, usi inappropriati del colore.

Il rapporto contiene anche una critica nemmeno tanto implicita delle Linee Guida sull’Accessibilità del W3C. Secondo i curatori la metà dei problemi riscontrati dagli utenti non le viola formalmente. La concusione è che queste ultime sarebbero poco realistiche e insufficienti a garantire il rispetto di standard anche minimi di accessibilità.

Pronta la replica del W3C. Pur apprezzando le raccomandazioni contenute nello studio, viene evidenziata l’incomprensione di fondo della politica del Consorzio in tema di accessibilità. Secondo il W3C, infatti, la percentuale dei problemi evidenziati coperti e previsti come elementi da controllare dalle diverse raccomandazioni sarebbe del 95%. Accanto a quelle per gli sviluppatori di siti, infatti, esistono anche le linee guida per gli sviluppatori di software, browser e tecnologie assistive. Queste ultime non sarebbero state prese in considerazione dagli autori dello studio. Un caso su tutti. Molti utenti lamentano di non essere informati sugli strumenti assistivi disponibili nei principali browser. Bene, risponde il W3C, la trasparenza da parte dei produttori su questi aspetti è considerato un elemento cruciale ed esplicitamente previsto come punto di controllo nelle linee guida relative ai software, ma non in quelle sui contenuti.

Allo stesso modo, il W3C sottolinea come in altre parti il rapporto mostri chiaramente che il rispetto delle linee guida si traduce in un aumento notevolissimo in termini di accessibilità.

Commentando i risultati del rapporto, il presidente della DRC, Bert Massie, ha definito «inaccettabile» lo stato attuale della situazione, non escludendo azioni legali contro i fornitori di servizi web che non dovessero conformarsi alle disposizioni legislative che tutelano i diritti dei disabili.

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