Musica digitale: online si guadagna poco

Se ogni traccia su iTunes costa 99 centesimi, poco meno di 4 centesimi vanno ad Apple mentre poco più di 60 vanno alla casa discografica titolare del brano venduto. Il dato getta una nuova luce sugli equilibri di un mercato ricco soprattutto per le major
Se ogni traccia su iTunes costa 99 centesimi, poco meno di 4 centesimi vanno ad Apple mentre poco più di 60 vanno alla casa discografica titolare del brano venduto. Il dato getta una nuova luce sugli equilibri di un mercato ricco soprattutto per le major

Un dato emerso dalle pagine della testata “The Independent” getta una nuova luce sulla spartizione di una delle torte più golose del momento: il mercato della musica digitale. Il settore, infatti, è in piena crescita, ma in questo nuovo mercato (di cui Apple è il punto di riferimento) ai Music Store spetta una parte decisamente piccola degli introiti.

Le cifre del report parlano chiaro: iTunes incassa appena il 4% sul costo d’acquisto di ogni traccia (99 centesimi), mentre alle “etichette” (costituite nella maggior parte dalle grandi major della musica) spetta una fetta che va oltre il 62% dell’intero fatturato. L’8% agli artisti. Se si considera che per le etichette vanno annullati completamente i costi materiali di pubblicazione e distribuzione dei brani, ne consegue quindi che il margine di guadagno su ogni traccia viene addirittura raddoppiato.

Per Apple va considerato come il guadagno non vada solo soppesato sulla vendita dei brani, ed anzi vada soprattutto riferito alla vendita del noto iPod ed allo sfruttamento degli standard per imporre il proprio marchio in settori del tutto indipendenti dal semplice ascolto dei brani acquistati.

Per le major, invece, il nuovo mercato si trasforma in una autentica manna contro cui però la battaglia ancora non accenna a placarsi: al fine di sfruttare fino in fondo il mercato apertosi con l’arrivo di iTunes & C., le major dovranno imporre un severo regime di limitazione delle riproduzioni non autorizzate affinchè rallenti l’emoraggia rappresentata dalle masterizzazioni e venga ampiamente ricompensato il temuto calo delle vendite dei CD.

Viene confermato, dunque, come i music store non siano autentiche miniere d’oro per case come Sony, Apple o Microsoft. La musica digitale rimane però il terreno di scontro ove gli standard combatteranno l’uno contro l’altro per imporre il marchio sia a livello di software che a livello di hardware.

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