10 trend per 10 anni di internet

Un corposo rapporto della USC Annenberg School traccia un bilancio sull'uso e la percezione della rete negli Stati Uniti nei suoi primi 10 anni di vita. Ecco una sintesi dei trend emergenti e delle prospettive future.
Un corposo rapporto della USC Annenberg School traccia un bilancio sull'uso e la percezione della rete negli Stati Uniti nei suoi primi 10 anni di vita. Ecco una sintesi dei trend emergenti e delle prospettive future.

1994-2004: dieci anni di internet. Come è cambiato l’uso della rete?
Quali tendenze sono emerse nel comportamento degli utilizzatori? Quali prospettive
si aprono per il futuro? A queste e altre domande tenta di dare risposta un corposo
studio pubblicato dall’USC
Annenberg School Center for Digital Future
. L’istituto, finanziato da fondazioni
pubbliche e aziende private (Microsoft, HP, Time Warner tra i nomi più
noti), è impegnato da un decennio nell’analisi dell’evoluzione di internet
negli Stati Uniti e con quella appena pubblicata è giunto alla quarta edizione
dei suoi rapporti annuali. La ricerca ha coinvolto 2009 persone distribuite in
tutti i 50 stati; il campione comprende utilizzatori e non utilizzatori della
rete, con i primi suddivisi tra utenti esperti e nuovi utenti (con meno di un
anno di esperienza). Ecco una sintesi dei risultati per i punti più rilevanti
della ricerca.

Digital divide

Il 75% degli americani ha accesso a internet. Osservando questo dato e considerando
che i nuovi utenti appartengono soprattutto a comunità inizialmente penalizzate
(latino-americani e neri) si direbbe che il divario sia quasi del tutto colmato.
Eppure, come sottolinea il direttore dell’istituto Jeffrey Cole, il digital
divide sembra riproporsi in nuove forme. Intanto per quel che riguarda l’accesso
da casa rispetto ad altre postazioni: la percentuale di chi può connettersi
dalla propria abitazione continua a salire, ma si attesta sul 65%.

La forma più rilevante di divario emergente è invece quella tra
chi si connette con sistemi dial-up e chi può contare su un accesso a banda
larga. Vista inizialmente come un’opzione per navigare più velocemente,
la banda larga si sta invece affermando come uno strumento che consente innanzitutto
un collegamento senza interruzione. Ciò modifica radicalmente il tipo di
attività e il modo in cui vengono svolte online: si può fare più
e meglio. Se è presto per trarre conclusioni, è importante che le
conseguenze a lungo termine di questo nuovo tipo di digital divide vadano attentamente
valutate.

Cosa si fa su internet

Uno dei 10 trend evidenziati dalla ricerca è che internet non è
più percepita come il dominio di pochi tecnologi o roba da smanettoni che
vivono incollati a un computer isolati dalla vita sociale. L’uso anche intenso
della rete non impedisce la coltivazione di relazioni con amici e familiari. E,
anzi, l’emergere di nuovi software o servizi si è rivelato un ottimo strumento
per costruirne di nuove.

Ma cosa fanno gli americani su internet? Le 10 attività più comuni
sono: e-mail e instant messaging, navigazione sul web, lettura di notizie, ricerche
legate agli hobby personali, ricerche su attività ricreative, acquisti,
ricerche su medicina e benessere, organizzazione di viaggi, controllo della propria
carta di credito, giochi.

Oltre alla persistenza dell’e-mail come servizio più utilizzato (un
dato che dovrebbe far riflettere sull’impatto di fenomeni come spam e virus),
è interessante notare come il download di musica, forse la più chiacchierata
delle attività online negli ultimi anni, attragga più i nuovi utenti
che quelli esperti.

Internet e gli altri media

Una parte importante della ricerca è dedicata ai rapporti tra internet
e i media tradizionali. Se si guarda al consumo quotidiano o su base settimanale,
emerge un dato già messo in rilievo da altri studi: chi usa molto la rete
e lo fa da più tempo, guarda meno televisione. Se le differenze tra utilizzatori
e non utilizzatori rispetto ad altre attività (lettura di libri e giornali,
guardare film ascoltare musica o la radio) sono tutto sommato minime, il divario
si allarga proprio nei confronti del più pervasivo dei media. Per una nazione
che dagli anni ’50 è praticamente cresciuta davanti allo schermo televisivo,
è un dato non trascurabile, e gli effetti di questo cambiamento non potranno
non avere un impatto notevole sulla cultura, l’economia e la politica del paese,
avverte ancora una volta Cole.

Ma c’è un altra tendenza interessante da osservare. Internet è
sempre più lo strumento informativo primario per un numero crescente di
utenti. Per il terzo anno consecutivo, però, i ricercatori del Digital
Future Center hanno rilevato una diminuzione della fiducia nelle informazioni
veicolate in rete. La percentuale degli utenti che ritiene credibile e accurata
la maggior parte di queste informazioni è scesa dal 56,1% del 2001 al 48,8%
del 2003. Tra i siti informativi, la maggiore fiducia è riposta in quelli
governativi e di aziende consolidate nel settore dei media, mentre è ancora
bassa la credibilità di quelli gestiti da singoli individui. Le percentuali
variano ovviamente a seconda della tipologia di utenti (esperti o neofiti), con
i primi che mostrano in generale un maggiore livello di fiducia, anche perché
ritengono di possedere gli strumenti per valutare al meglio la credibilità
delle informazioni.

Il rapporto allarga la sua analisi ad altri aspetti, dall’uso della rete da
parte dei bambini al problema della privacy e della sicurezza. Può essere
scaricato liberamente dal sito dell’istituto (Ten Years, Ten Trends, formato PDF,
251kb
).

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