26 anni, muore dopo 7 giorni al computer

26 anni, 150 Kg. Arriva il capodanno cinese, in giro non c'è granchè, il ragazzo gioca per una settimana intera ad un videogioco. Muore. Scatta l'autoanalisi e ne esce un profondo disagio sociale di cui soffre ben il 13% degli adolescenti cinesi
26 anni, 150 Kg. Arriva il capodanno cinese, in giro non c'è granchè, il ragazzo gioca per una settimana intera ad un videogioco. Muore. Scatta l'autoanalisi e ne esce un profondo disagio sociale di cui soffre ben il 13% degli adolescenti cinesi

26 anni, cinese, studente. Obeso: 150 Kg con cui convivere ogni giorno. Arriva il capodanno cinese e con sè porta le vacanze e chiude ogni attività. Quando hai 26 anni e 150 Kg la soluzione più semplice e gratificante è cercare in un computer la vita di cui non si può godere in altro modo. Semplice: senza uscire, senza cercare, senza sforzarsi. È il mondo ad entrare in casa, è il computer il mezzo per cementare amicizie veloci. Gratificante: una recente ricerca ha soppesato l’importanza psicologica dell’intrattenimento videoludico identificando in esso uno strumento in grado di compensare le pulsioni dell’individuo offrendo grandi soddisfazioni a poco prezzo.

Semplice, gratificante, ma dannoso. Quando hai 26 anni e 150 Kg l’ultima cosa che dovresti fare è stare per una settimana, quasi ininterrottamente, davanti ad un computer. Ma così ha fatto Zhang. Semplice, gratificante, dannoso e compulsivo: l’uso del pc e dei videogiochi può divenire patologico nel momento in cui alle gratificazioni fa da contraltare una certa assuefazione e la necessità perversa di altro gioco, di un’altra sfida, di una nuova verifica da imporre a se stessi. La realtà virtuale può assorbire totalmente, in certi casi: è progettata per questo, in effetti, ma le difese naturali che ci portiamo appresso nella vita di tutti i giorni normalmente sono una protezione ampiamente sufficiente. Normalmente.

Zhang è morto. Dopo una settimana di vacanza passata a giocare, il ragazzo è giunto al tragico game over. I suoi problemi si riflettono in una società che non ha saputo intervenire adeguatamente ed online si raccolgono ora i mea culpa di quanti hanno già fatto simili sciocchezze e si rendono conto del pericolo della cosa. Ma erano più forti, erano meno fragili, e non per tutti il gioco ha quindi una fine così brusca. Secondo Reuters il 13% degli adolescenti cinesi è considerato web dipendente, situazione che lascerebbe peraltro pesanti strascichi anche nelle società occidentali (dove il tutto è calmierato da un approccio allo strumento più datato nel tempo e dunque smorzato nelle sue manifestazioni estreme).

Xu Yan, professoressa cinese, confida al China Daily che le vacanze sono un momento grigio in cui bar e centri commerciali sono chiusi togliendo così ai giovani anche quell’unica possibilità di intrattenimento possibile fuori dalla propria abitazione. Il ragionamento è di per sè paradossale se visto con gli occhi di un’Italia abituata da tradizioni diverse, radicalmente diverse, sociologicamente diverse, per cui neppure il centro commerciale può essere considerato un diversivo. Quel che emerge, però, è che Zhang aveva 26 anni e 150 Kg, ma il problema non era in lui quanto piuttosto tutto attorno a lui. Non è colpa del gioco, ma nemmeno di Zhang. Il problema è che oltre al gioco, a Zhang, non è stato offerto altro.

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