OpenOffice risponde alle minacce Microsoft

OpenOffice.org, progetto additato da Microsoft per la presunta violazione di non meglio precisati 45 brevetti, risponde a Microsoft spiegando che agitare le acque dei brevetti potrebbe essere una cosa pericolosa per tutti, Microsoft compresa
OpenOffice.org, progetto additato da Microsoft per la presunta violazione di non meglio precisati 45 brevetti, risponde a Microsoft spiegando che agitare le acque dei brevetti potrebbe essere una cosa pericolosa per tutti, Microsoft compresa

L’intervista con cui Microsoft ha annunciato il fatto che il mondo open source avrebbe 235 spade di Damocle puntate sulla testa ha fatto molto discutere, ma al momento sono pochi i commenti giunti dai gruppi chiamati in causa. Nessun commento, in particolare, dai nomi principali della comunità open source, i quali sono presumibilmente in fase di valutazione di quanto emerso prima di muovere una posizione ufficiale sul caso.

Un primo commento, invece, giunge dal gruppo OpenOffice.org per voce del community manager Louis Suarez-Potts. L’idea espressa è quella per cui le dichiarazioni provenienti da Redmond avrebbero dell’incredibile in quanto smuovere le acque dei brevetti significa innescare un processo a catena dall’esito imprevedibile. Secondo Suarez-Potts trattasi di una «incredibile e disperata azione» utile solo ad ottenere l’alienazione degli utenti. OpenOffice.org è stato coinvolto nel caso con l’indicazione di una presunta violazione di 45 brevetti.

Da più parti, però, l’incredulità per l’iniziativa intrapresa da Microsoft lascia spazio ad interpretazioni che allontanano l’eventualità di vedere azionate nell’immediato concrete azioni legali. Le intenzioni, insomma, potrebbero non essere esattamente bellicose, ma i brevetti potrebbero essere una minaccia in grado di moltiplicare accordi quale quello siglato con Novell.

Carlo Piana, avvocato vicino alla Free Software Foundation Europe, ha inoltre precisato a Gnuvox: «avere un brevetto non significa avere un diritto incontestabile. […] Nel campo del software, la gran parte dei brevetti si rifanno a tecniche già note, riapplicate in campi diversi e in combinazioni diverse. E inoltre, è ancora tutta da dimostrare, in Europa come negli Stati Uniti, l’idea che il software in sè sia brevettabile. […] ho dubbi sul fatto che Microsoft, come chiunque, possa gettare fango nel ventilatore, stando probabilmente dalla parte sbagliata di questo. Una volta iniziata la battaglia dei brevetti, non si sa dove possa andare a finire […] Questa è la ragione per cui nessuno ha una gran voglia di usare i brevetti, nè di rinunciarvi, come ai tempi della guerra fredda».

Sulla stessa linea anche Jim Zemlin della Linux Foundation per InformationWeek: «se usi Windows, Solaris AIX o altri simili sistemi operativi corri lo stesso pericolo di infrazione di brevetti».

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