Google non risponde di quel che indicizza

Intervenendo a una conferenza sull'antisemitismo, il responsabile di Google Israele ha sottolineato la filosofia aperta e liberale del motore di ricerca, anche nei confronti dei contenuti più controversi. Nel caso specifico si parla di antisemitismo
Intervenendo a una conferenza sull'antisemitismo, il responsabile di Google Israele ha sottolineato la filosofia aperta e liberale del motore di ricerca, anche nei confronti dei contenuti più controversi. Nel caso specifico si parla di antisemitismo

Favoriti dalle possibilità di relativo anonimato offerte dalle Rete, i fenomeni di discriminazione razziale hanno spesso trovato terreno fertile sul Web per germinare e diffondersi rapidamente, con risvolti nella vita al di qua dello schermo spesso inquietanti. Invitato dall’associazione israeliana contro l’antisemitismo Anti-Defamation League, il responsabile di Google Israele – Meir Brand – ha esposto pacatamente la visione della azienda di Mountain View sul delicato tema della discriminazione e della libertà online.

Secondo Brand, il motore di ricerca di Google non può essere considerato come lo strumento più consono per disincentivare l’odio e il razzismo online. Parlando della filosofia aperta di "big G", il responsabile isrealiano ha ricordato che «Google non è, e dovrebbe evitare di diventare, l’arbitro incaricato di dire cosa sia lecito fare o non fare sul Web. Spetta ai governi e alle corti dei tribunali decidere». Approfondendo il tema, Brand ha svelato che generalmente Google elimina alcuni risultati dai suoi indici solo quando viene ravvisato qualcosa contro la legge, come ad esempio la violazione di materiale intellettuale protetto da copyright. Seguendo la medesima logica, Google elimina dalla versione tedesca e austriaca i siti Web contenenti materiale legati al neonazismo, come prescritto dalle leggi di quei paesi.

Oltre alla rimozione dei risultati ritenuti in aperta contraddizione con le leggi dei paesi in cui Google opera, il motore di ricerca di Mountain View utilizza particolari filtri in grado di riconoscere le pagine con materiale offensivo, in modo da avvisare gli utenti prima che vi accedano. Le tecnologie online evolvono però molto rapidamente e non sempre i filtri del motore di ricerca si dimostrano così efficaci. Cercando di mantere il proprio sistema il più aperto possibile, indicizzando anche contenuti controversi, Google presta inevitabilmente il fianco alle critiche di chi vorrebbe un maggiore controllo sui materiali offensivi veicolati dal Web. Come ha ricordato lo stesso Brand, Mountain View svolge unicamente il compito di orientare i propri utenti attraverso i miliardi di pagine della Rete e non può quindi essere considerata responsabile per il loro contenuto.

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