Start-ups: riflessioni post Le Web 3

Start-up è una parola che si sente spesso frequentando eventi legati al web. Viviamo un momento di grande entusiasmo, di cambiamento in cui finalmente internet inizia ad essere capito ed utilizato dalle masse e la fantasia di imprenditori assieme alle competenze dei programmatori può partorire i più disparati prodotti e servizi.

Start-up è quindi un concetto che ben riassume la situazione in cui si trova la piccola società tipo del Web 2.0: un’idea, poche (volenterose) persone e pochissimi soldi. Ecco appunto: i soldi, dove trovarli?

Entra in gioco un altra parola, anzi altre due, tipiche di questa fase: venture capitalist e angel investor. Gruppi di persone e singoli che, per lavoro, investono sulle idee (e sulle persone) più promettenti (e più rischiose).

Di recente sono stato a Le Web 3, tenutosi a Parigi l’11 e 12 dicembre, durante il quale sono state presentate ben 30 start-up da ogni parte d?europa di cui 3 sono poi state premiate come migliori.

Ciascun rappresentante era tenuto a “raccontare” la propria start-up in soli 7 minuti, una tempisitca non solo necessaria per fini pratici, ma anche utile perchè costringe alla sintesi e mette in luce le capacità del relatore.

Ebbene nel complesso la mia impressione non è stata molto positiva. Molto spesso il relatore non era un buon oratore e non aveva capacità di sintesi, lasciando quindi fuori dalla presentazione informazioni importanti.

Altri ancora non chiarivano fino in fondo quale fosse il target di riferimento del prodotto, quali fossero le previsioni di diffusione, i tempi, i modi ecc. Sono rimasto particolarmente colpito da alcune idee, che probabilmente avranno scarsa diffusione. E’ vero che quando si crea un prodotto/servizio questo deve risolvere un problema dell’utente, ma è anche vero che deve essere un problema suffcientemente sentito da spingere l’utente a usare il servizio o, addirittura, a pagarlo.

Insomma, l’impressione generale è stata di tanta buona volontà e tante buone idee, ma poca capacità di fare marketing. Interessante notare che tutte queste start up contano, nel proprio business plan, di fare soldi dall’advertising ma nessuna di loro ha spiegato come intende essa stessa farsi promozione con l’advertising.

Altra curiosità: quasi nessuno ha mostrato una demo del proprio prodotto. Se pensi che il tuo prodotto sia vincente, dovresti esserne orgoglioso e mostrarlo a tutti, non parlarne nascondendolo. E’ vero che 7 minuti per fare tutto sono pochi, ma è altrettanto vero che, anzichè una live demo, sarebbe stato più che praticabile proporre un video da mostrare durante l’esposizione.

Ciò che emerge è che perchè una “garage story” diventi un business di successo, non basta la buona idea e il buon tecnico che la metta in pratica, ma occorre anche un abile comunicatore, che sappia parlare, con la stessa efficacia, sia agli esperti del settore che ai meno esperti trasmettendo in poche parole entusiasmo e sicurezza; doti che non si trovano facilmente nella stessa persona contemporaneamente.

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