Annunci dispersivi

È facile pubblicare un annuncio di lavoro, e sono bassi i controlli effettivi sull’offerta di lavoro online. Ambra (studentessa dell’accademia di Brera), racconta di aver risposto a un annuncio sul web per lavorare in uno studio di scenografia e lamenta, in primo luogo, una certa superficialità nella selezione a cui è stata sottoposta.

Ma decide lo stesso di candidarsi per il posto, in competizione anche con altre sue colleghe. Dal momento in cui inizia a lavorare, però, le dinamiche del rapporto lavorativo, che lei avrebbe dato per scontato, come la firma del contratto per il periodo di prova, sembrano scomparire, mentre, dopo aver lavorato più di una settimana, si sente dire dal suo direttore che il periodo di prova è finito e lei non può essere assunta.

Sicuramente quel posto di lavoro era molto più indicato per un ragazzo, perchè prevedeva un certo dispendio di energie fisiche, ma io continuo a chiedermi perchè mi hanno selezionata?

Questa gestione del rapporto lavorativo e del cosiddetto periodo di prova che si concorda direttamente con il lavoratore prima della firma del contratto, spesso con corrispettivi che non vanno altre il rimborso minimo delle spese, si protraggono a volte per più tempo di una settimana, e non sono periodi lavorativi riconosciuti, assorbono cioè le energie lavorative, senza un guadagno tangibile da parte del lavoratore.

Sono in tanti in Italia ad essere passati da questo tipo di lavoro per poi essere presi… voi avete esperienze in merito?

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