Google cresce ma, per una volta, delude

Nemmeno Google sfugge alla morsa della trimestrale: numeri in costante ascesa, performance ancora una volta brillanti, ma le attese erano superiori ed il titolo cade nell'after-hour. La recessione diventa un'opzione concreta, anche Google ne paga le spese
Nemmeno Google sfugge alla morsa della trimestrale: numeri in costante ascesa, performance ancora una volta brillanti, ma le attese erano superiori ed il titolo cade nell'after-hour. La recessione diventa un'opzione concreta, anche Google ne paga le spese

Due brutti segnali nel giro di poche ore. Prima Alan Greenspan che si dice fondamentalmente pessimista circa la capacità da parte della Fed di risollevare le sorti dell’economia statunitense. Quindi la trimestrale Google che, per la terza volta dalla quotazione a Wall Street quattordici trimestrali prima, delude gli analisti e passa un after-hour di somma difficoltà. Due brutti indizi che vengono dopo tutta una serie di risultati da cui solo in pochi sono usciti senza colpo ferire. In giornata la Fed aveva nuovamente tagliato di mezzo punto i tassi USA e la cosa è bastata per portare il Nasdaq in positivo, ma a chiusura contrattazioni il listino volge nuovamente al ribasso. E Google domina le vendite.

La delusione giunge non tanto relativamente ad una trimestrale negativa (Eric Schmidt introduce infatti la propria presentazione esprimendo somma soddisfazione per i risultati ottenuti), quanto per un andamento che si è attestato al di sotto delle previsioni degli analisti. Il che, per un gruppo che ha abituato tutti a stupire, rappresenta una mezza sconfitta. L’introito netto nel Q4 è stato di 1.21 miliardi di dollari (+17%), ovvero 3.79 dollari per azione. Un anno fa erano 3.29 ad azione e le attese per questo trimestre erano di 3.91 dollari: di qui la causa della caduta. Ad originare il rallentamento sarebbe stato un dicembre al di sotto delle attese, con l’economia a rilento capace di congelare anche la frenesia delle ricerche sul web con quantitativo totale di query in controtendenza rispetto al passato.

Scott Kessler, analista Standards & Poors confida al New York Times un cauto ottimismo relativamente all’andamento della raccolta pubblicitaria Google: il gruppo non è certo isolato dai problemi che l’economia USA sta per affrontare, ma il sistema escogitato potrebbe essere molto meno esposto rispetto alla concorrenza (Yahoo, ad esempio) e sicuramente meno rispetto ad altre forme parallele (quelle tradizionali) di mercato.

3.39 miliardi di dollari: a tanto ammontano le entrate del gruppo nel trimestre in esame. La crescita registrata è stata del 52%, ma ci si attendevano entrate per 3.45 miliardi, il che è bastato per suggerire una caduta del 7% a contrattazioni concluse. In crescita la quota di introiti che Google ha condiviso con i partner: 30% nel Q4, era il 29% il trimestre precedente (gran parte dei “Total Acquisition Costs” sono rappresentati da AdSense).

16.805 i dipendenti Google ad oggi, erano 15.916 il trimestre precedente. 14.2 miliardi di dollari è il portafoglio a disposizione (in costante crescita grazie alle entrate stellari del gruppo). Il titolo è destinato ora ad assestarsi a quota 520 dollari circa dopo che in novembre era stato toccato un massimo oltre quota 740 (perso in pochi mesi circa un quarto della capitalizzazione del gruppo, in linea con l’andamento dell’intero listino dei tecnologici).

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