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Ci sono cose, degli Stati Uniti, che non è facile digerire. E non parlo degli hotdog. Ci sono cose nel loro modo di comunicare che a volte suonano davvero stonate, esagerate, oltremodo conformate ad un modello prestampato. Ma una cosa bisogna dirla. In quanto a comunicazione politica rispetto a noi sono molto, molto, molto più avanti.

Ma non è solo questione di comunicazione, suvvia. Chi ancora non l’ha visto, guardi e ascolti l’ossessionante “Yes we can” scritto sulle parole di Barack Obama e presto diventato un must degli invii virali tra amici.

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In Italia non avremmo politici che si esprimono con certe parole: provate un po’ a fare una canzone sulle parole di Diliberto, Buttiglione o Bossi.
In Italia un attore non potrebbe presentarsi in pubblico esponendosi in questo modo, sarebbe bacchettato all’istante perchè approfitta del suo volto di personaggio per fare i favori dell’uno o dell’altro. Guai, anatemi!
In Italia un politico non potrebbe andare in tv a farsi prendere in giro da un comico, mentre negli USA guai a chi non va da David Letterman. Laggiù i comici vengono presi sul serio. Qui anche, ma in tutt’altro senso…

Non è solo questione di siti web, insomma. Qui c’è tutta una mentalità da svecchiare, da aprire e da sciogliere un po’. C’è da togliersi la cravatta e provare a pensare in blue jeans. Non sempre la rete contribuisce ad un nuovo clima di dibattito, ma potenzialmente è questo il paiolo su cui questa nuova ricetta va cucinata. Il pessimismo dovrebbe servire solo come carica per una piccola rivoluzione tutta nostra, tutta interna. E la sensazione è che la volontà ci sia: nella blogosfera si parla praticamente più di Obama che non dei politicanti nostri… inconsciamente stiamo cercando di cambiare argomento. Forse l’eco che giunge da laggiù potrebbe riverberare qualcosa anche qui però, chissà.

Yes we can verrebbe da dire. Ma forse è solo stata l’influenza del video.

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