Privacy online: sfida o chimera?

Secondo il Granate per la privacy, l'Unione Europea dovrebbe lottare per la riservatezza dei dati personali online anche oltre i propri confini. Intanto, una nuova indagine getta pesanti ombre sulla smisurata mole di dati sensibili raccolti sul Web
Secondo il Granate per la privacy, l'Unione Europea dovrebbe lottare per la riservatezza dei dati personali online anche oltre i propri confini. Intanto, una nuova indagine getta pesanti ombre sulla smisurata mole di dati sensibili raccolti sul Web

Per tutelare la protezione dei dati personali sul Web dei suoi cittadini, l’Unione Europea dovrebbe assumere un ruolo più incisivo a livello internazionale. Non ha dubbi in proposito Francesco Pizzetti, il presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali. Il giurista italiano, responsabile per la privacy dei cittadini italiani, ha espresso la propria visione nell’ambito della presentazione della Giornata europea del consumatore.

«Il mondo delle telecomunicazioni non ha una dimensione nazionale ma mondiale, e il mondo non ha regolatori. La mancanza di un’autorità internazionale è un limite» ha dichiarato Pizzetti. Secondo il Garante, l’Europa non dovrebbe più limitarsi a elaborare regolamenti e direttive per i paesi membri in tema di privacy, ma dovrebbe estendere la propria azione nell’intero consesso internazionale: «L’Europa deve chiedere, deve imporre che il suo concetto di tutela dei cittadini sia condiviso a livello mondiale. Il Parlamento Europeo continua a non avere iniziativa legislativa, e questo è un limite importante».

L’annuale Giornata europea del consumatore, organizzata dal Centro Europeo Consumatori e dall’Adiconsum per il 15 marzo, sarà interamente dedicata ai pericoli connessi al mondo digitale della Rete e al commercio elettronico, con particolare attenzione per le numerose frodi compiute dai pirati informatici sul Web. Secondo gli organizzatori, l’evento costituirà un’occasione per diffondere una maggiore consapevolezza per tutelare la privacy dei milioni di cittadini che ogni giorno accedono al Web.

E proprio in tema di riservatezza, una recente indagine, commissionata dal quotidiano The New York Times alla società specializzata in ricerche di marketing comScore, ha dimostrato come la raccolta di informazioni sugli utenti del Web sia in continua crescita.

Secondo lo studio, i grandi trust del Web starebbero collezionando una gigantesca mole di dati sulle abitudini degli internauti, apprendendo gusti e preferenze di chi ogni giorno utilizza i loro siti Internet. L’acquisizione di dati e informazioni avviene quotidianamente con il semplice uso del Web e alla completa insaputa della maggior parte degli utenti, che raramente ricevono informazioni sufficientemente esaurienti sulla raccolta dei loro dati personali.

I grandi portali online giustificano la registrazione dei gusti e delle preferenze degli internauti con la necessità di offrire annunci pubblicitari coerenti, ed efficaci, sulle loro pagine. Stando ai dati forniti da comScore, Yahoo raccoglierebbe mediamente le informazioni su un suo utente “tipico” con una frequenza pari a 2.520 volte al mese. Al secondo posto si colloca MySpace con 1.229 volte, AOL con 610, Google con una media di 578 volte, Facebook 525 e Microsoft 355.

Una mole di dati considerevoli, dunque, specie se moltiplicata per il numero di utenti unici che ogni mese accedono ai portali per compiere ricerche, incontrare amici o leggere la posta elettronica. Per comScore il trend segnalato nella ricerca per il New York Times sarebbe in costante ascesa e riguarderebbe principalmente le sei società appena citate. Sei compagnie in possesso dei più grandi database sugli “usi e costumi” degli utenti del Web.

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