Microhoo: tutti zitti

Ultimatum scaduto, ma tutto tace. Deadline passata, ma nessuno muove il primo passo. Microsoft aspetta Yahoo, Yahoo aspetta Microsoft, Google tenta di disturbare la gara. Il surplace sta per finire, la volata finale è destinata a partire entro poche ore
Ultimatum scaduto, ma tutto tace. Deadline passata, ma nessuno muove il primo passo. Microsoft aspetta Yahoo, Yahoo aspetta Microsoft, Google tenta di disturbare la gara. Il surplace sta per finire, la volata finale è destinata a partire entro poche ore

Il record di surplace in gara appartiene a Giovanni Pettenella e Sergio Bianchetto, i quali nel lontano 1968 riuscirono a sfidarsi per un’ora e tre minuti in equilibrio precario mentre l’intero velodromo li guardava in trepidazione. Quarant’anni dopo a sfidarsi in un surplace molto diverso sono Microsoft e Yahoo: tutti attendono che uno dei contendenti faccia la prima mossa, dopodiché partirà la volata e che vinca il migliore.

Deadline passata e tutto tace. Microsoft aveva consegnato a Yahoo un preciso ultimatum scaduto con l’ultimo weekend. In occasione delle comunicazioni trimestrali venne semplicemente confermato lo stato dei fatti: nessun accordo raggiunto, l’offerta iniziale è ancora considerata la migliore delle offerte proponibili, Yahoo decida o Microsoft entrerà in azione. Ma quest’ultima possibilità ha ancor oggi valenza doppia in quanto, negata la possibilità di un aumento dell’offerta, rimangono in piedi due sole alternative: ritirarsi dall’offerta di acquisto oppure iniziare la battaglia per mandare a casa Jerry Yang e soci occupando il board di Sunnyvale prima di operare il passaggio di proprietà.

La prima soluzione sarebbe deleteria per gli azionisti Yahoo (il titolo crollerebbe pesantemente in pochi minuti, vanificando tutto il valore creato dall’offerta del 1 febbraio), ma permetterebbe al gruppo di tenere viva la propria identità e la propria indipendenza. La seconda soluzione è quella che IDC ritiene la più plausibile, negando la possibilità che Microsoft rinunci alla volata ancor prima di iniziarla. Oltretutto va segnalato il fatto che il board Yahoo è strutturato con regole che determinano una maggiore vulnerabilità alle acquisizioni rispetto ad altri board di altri gruppi: l’intera rappresentanza (e non solo pochi eletti) hanno infatti facoltà di voto, il che rende più semplice un subentro in corsa sotto pressioni esterne. Tale opzione potrebbe rappresentare l’estrema ratio per Yahoo, che sconterebbe parte del guadagno dall’offerta Microsoft pur di tentare un’ultima disperata mossa difensiva.

Deadline passata e tutto tace, nessuno si sbilancia, le parti in causa non lasciano alla stampa commento alcuno. Delle convocazioni di voto Yahoo non si sa nulla (se non del fatto che sono state posticipate) e Microsoft ancora non si è espresso circa le intenzioni attuali. Un comunicato è atteso tra oggi e (al massimo) domani, e potrebbe essere quello il momento in cui tutto si blocca.

L’ultima manovra di disturbo è firmata Google. Dopo gli approcci AOL e News Corp, infatti, Yahoo ha mosso le azioni più concrete mano nella mano con il rivale di sempre, affidando per un test limitato i propri annunci testuali al sistema promozionale di Mountain View. Microsoft ha immediatamente cercato di alzare il polverone attorno ad una iniziativa additata come anticompetitiva, ma solo poche ore fa da Google sono giunte dichiarazioni tranquille e ostentate: l’antitrust, in caso di accordo definitivo, non interverrebbe. Trattasi di dichiarazioni di circostanza, dettate più dall’opportunità di mettere il bastone tra le ruote a Microsoft che non di mettere in cassa un accordo indubbiamente pericoloso per le authority di tutto il mondo. Per Google una coda di vantaggi potrebbe esserci in ogni caso: il braccio di ferro tra i due contendenti potrebbe infatti lasciare vittime sul suo percorso e i dipendenti di Sunnyvale scontenti per il passaggio potrebbero prendere la strada della concorrenza trovando braccia aperte e accoglienza calorosa presso i colorati uffici di Google.

Tutto tace, ma il tempo passa e l’equilibrio si fa sempre più instabile. Con il passare delle ore e l’apertura della borsa qualcuno dovrà giocoforza muovere un primo passo. In ballo 44 miliardi di dollari e il destino del futuro panorama del mercato della pubblicità online.

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