Reding: la privacy sia una priorità anche online

Nel suo abituale videomessaggio indirizzato agli utenti della Rete, il Commissario europeo Viviane Reding ha invitato gli Stati membri a un maggiore impegno per tutelare la privacy online dei cittadini. L'invito è stato rivolto anche ai social network
Nel suo abituale videomessaggio indirizzato agli utenti della Rete, il Commissario europeo Viviane Reding ha invitato gli Stati membri a un maggiore impegno per tutelare la privacy online dei cittadini. L'invito è stato rivolto anche ai social network

«I cittadini europei devono avere il diritto di controllare come sono utilizzate le loro informazioni personali». Il nuovo monito sulla privacy giunge da Viviane Reding, Commissario responsabile per la Società dell’informazione e i media, da sempre attenta al rapporto tra Rete e diritto alla riservatezza dei cittadini europei. La referente della Commissione Europea per la comunicazione ha, inoltre, confermato l’intenzione dell’Unione di prendere provvedimenti nei confronti degli Stati membri che non riusciranno ad attuare le norme previste in materia di privacy e di consenso informato per il trattamento dei dati personali da parte delle aziende.

«Le regole in materia di privacy sono chiarissime: i dati personali possono essere utilizzati soltanto previo consenso dell’interessato. Non possiamo rinunciare a questo principio fondamentale e accettare che tutti i nostri scambi siano controllati, esaminati e memorizzati in cambio della promessa di una pubblicità "personalizzata". Non esiterò a prendere le iniziative opportune se uno Stato membro dell’UE non ottempera a tale obbligo» ha dichirato Viviane Reding in un videomessaggio rilasciato sul sito web dell’istituzione europea.

Anche se non viene citato esplicitamente, le parole del Commissario sembrano fare velatamente riferimento anche al nuovo sistema per l’advertising promosso da Google. Attraverso la sua piattaforma AdSense, il colosso delle ricerche online ha da poco messo in campo una nuova soluzione per offrire agli utenti annunci pubblicitari non solo contestuali alle pagine che visitano, ma anche ai loro gusti personali. Tale funzione comporta la registrazione di un maggior numero di dati sugli utenti e, benché siano elaborati in forma aggregata, alcune associazioni per la difesa della privacy temono una raccolta incontrollata di dati personali da parte della piattaforma per l’advertising.

Nel suo intervento, la signora Reding ha poi sottolineato i rischi connessi a un’altra promettente tecnologia: RFID. Il timore in questo caso è che i chip intelligenti per l’identificazione a radiofrequenza integrati nei prodotti possano essere utilizzati a scapito del consumatore e non sempre a suo beneficio. «Nessun cittadino europeo deve avere in un bene di sua proprietà uno di questi chip senza essere informato esattamete sul loro utilizzo e sulle modalità per essere rimossi o disattivati in qualsiasi momento» ha dichiarato Viviane Reding.

Infine, il Commissario attento alle istanze dei cittadini in materia di privacy non ha risparmiato un avvertimento anche nei confronti dei numerosi gestori dei social network: «Ritengo che la privacy debba costituire una priorità per i fornitori di social networking e i loro utenti. Penso che almeno i profili dei minorenni debbano essere automaticamente classificati come "privati" e resi inaccessibili ai motori di ricerca. La Commissione Europea ha già chiesto ai siti di socializzazione di riservare una particolare attenzione ai profili dei minorenni, prevedendo un codice di autoregolamentazione. Sono tuttavia pronta a imporre nuove regole in materia, se necessario».

Le norme in materia di protezione della privacy online a livello europeo non mancano, ma gli Stati membri faticano ancora a recepirle nella loro interezza, a volte per le difficoltà tecniche comportate da una loro piena applicazione. In quest’ottica, il nuovo intervento di Viviane Reding costituisce un avvertimento verso gli Stati che costituiscono l’Unione, chiamati ad assicurare ai loro cittadini maggiori tutele per la protezione dei loro dati online. Se l’invito non dovesse rivelarsi sufficiente, la Commissione Europea potrebbe assumere nuovi provvedimenti per incentivare una maggiore presa di coscienza da parte degli Stati membri.

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