Cina e Russia entrano nell'ICANN

Cina e Russia entrano nella rappresentanza dell'ICANN. L'oriente sarà così più rappresentato ed i due paesi potranno portare i propri caratteri tra le regole dei nomi a dominio. Per la Cina è un atto di fiducia, per l'ICANN è un passo fondamentale
Cina e Russia entrano nella rappresentanza dell'ICANN. L'oriente sarà così più rappresentato ed i due paesi potranno portare i propri caratteri tra le regole dei nomi a dominio. Per la Cina è un atto di fiducia, per l'ICANN è un passo fondamentale

Anche la Cina e la Russia entrano nell’ICANN (Internet Corporation for Assignes Names and Numbers). La Cina ha infatti siglato la propria adesione al Governmental Advisory Committee (GAC) in occasione dell’ultimo meeting di Sydney (terminato pochi giorni or sono), mentre la Russia si è trovata la porta aperta in qualità di “invited guest”. Con tutta evidenza trattasi di un passo fondamentale per molti motivi: innanzitutto v’è un problema tecnico da risolvere relativo alle lingue orientali ed ai loro caratteri peculiari; v’è poi un problema politico da affrontare, relativamente l’apertura dell’ICANN ad un ruolo internazionale che esuli dall’egemonia USA; v’è infine una problematica sociale, con la Rete spesso alla berlina sul territorio cinese ed ora pronta ad aprirsi alle regole di un’entità quale l’ICANN.

È un fatto politico significativo e lungamente atteso. La Cina è infatti la nazione al mondo che ha in assoluto il numero più elevato di utenti Internet, 298 milioni a gennaio 2009, e di domini (i nomi targati .cn sono quasi 17 milioni). Con queste new entry, nel Gac sono presenti gli Stati che comprendono oltre il 90% dell’utenza mondiale della rete: questo dato smorza le critiche di quanti sostengono che entro Icann non siano sufficientemente rappresentati i governi nazionali»: così Stefano Trumpy, dirigente di ricerca all’Istituto di Informatica e Telematica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa (Iit-Cnr) e rappresentante del Governo italiano nel Gac di Icann.

«L’auspicio», aggiunge Trumpy, «è che l’ingresso della Cina nel Gac possa anche favorire un maggiore rispetto della libertà degli utenti Internet»: un atteggiamento di fiducia, dunque, a cui la Cina dovrà rispondere nei fatti. Le recenti pressioni internazionali sul Green Dam, ad esempio, hanno evidenziato le discrasie tra il paese orientale ed il pensiero occidentale relativamente ad un software pensato e progettato per ridurre la possibilità di scelta (e di espressione) dell’utenza. Quello della Cina, peraltro, risulta essere un re-ingresso più che una novità assoluta: in passato, infatti, il paese era già nell’alveo dell’ICANN per poi allontanarvisi a causa di alcune incomprensioni diplomatiche relative a Taiwan. Oggi il dominio .tw rimarrà, ma il nome di riferimento sarà “Chinese Taipei” (i due rappresentanti Cui Shutian e Tien-Lai Teng sono peraltro uno accanto all’altro nell’elenco dei responsabili nazionali per l’ICANN sull’apposita lista del GAC).

Secondo il comunicato ufficiale diramato dal CNR «La Cina negli ultimi anni ha conosciuto una vera e propria esplosione di Internet, i cui tassi di crescita non hanno precedenti né pari: solamente dal 2007 al 2008 i navigatori sono cresciuti del 42%, quelli connessi tramite cellulare (117 milioni) del 133%, i blog censiti sono 162 milioni». L’entrata nell’ICANN è pertanto una sorta di atto dovuto che porterà anzitutto ad affrontare le tematiche tecniche più urgenti: «Icann introdurrà a breve innovazioni che permetteranno agli utenti di registrare nomi scritti in caratteri diversi dall’alfabeto latino (cinese, giapponese, arabo, ebraico, greco, cirillico, coreano, etc): a guidare tale svolta il neo-presidente e amministratore delegato Rod Beckstrom, esperto in sicurezza, high-tech e attività internazionali a favore dei Paesi in via di sviluppo, già direttore del centro nazionale sulla cyber-sicurezza Usa».

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