I 17 comandamenti

L'Internet Manifesto sta raccogliendo un forte passaparola, ma subito c'è un'occasione buona per metterlo alla prova: l'appello è per una firma di un onorevole, il quale dovrà scegliere tra un attacco a Wikipedia ed una cooperazione nel nome della libertà
L'Internet Manifesto sta raccogliendo un forte passaparola, ma subito c'è un'occasione buona per metterlo alla prova: l'appello è per una firma di un onorevole, il quale dovrà scegliere tra un attacco a Wikipedia ed una cooperazione nel nome della libertà

Internet Manifesto. Il documento è ormai noto. Proviene dalla Germania, è già stato tradotto anche in italiano, e rappresenta una summa di quelle che sono le nozioni utili a descrivere la Rete a chi oggi ancora non ne ha colta l’essenza. Ai giornalisti, soprattutto, perchè spiega di per sé la natura dell’informazione ai tempi di Internet. La traduzione italiana è stata curata da Marco Pratellesi tramite il proprio mediablog sul sito del Corriere.it.

Ma il documento viene ad assumere un valore oltremodo importante nel momento in cui anche la politica è pronta ad abbracciarne i contenuti. L’invito giunge dall’on. Roberto Cassinelli, deputato in Parlamento tra le fila del Popolo delle Libertà. Secondo Cassinelli, infatti, «Il manifesto è la perfetta sintesi di quello che dovrebbe essere il giusto approccio con la rete, con il nuovo modo di informare e con gli strumenti del web 2.0». L’impegno personale spiegato sul proprio blog è quello di chiedere ai colleghi parlamentari, partendo dal già noto Intergruppo Parlamentare 2.0, di controfirmare l’Internet Manifesto, così da confermarne conoscenza e adesione.

Ma una firma, più di ogni altra, assumerebbe oggi un significato profondo. Antonio Angelucci, parlamentare e collega di partito dell’on. Roberto Cassinelli, ha infatti avviato in questi giorni una ferma iniziativa legale contro Wikimedia Italia. L’accusa è quella di «affermazioni false e lesive dell’onore», facendo evidentemente riferimento a non meglio precisate informazioni pubblicate dagli utenti sulla pagina dedicata al parlamentare sull’enciclopedia online. La pagina è stata rimossa («Attenzione: questa pagina è stata oscurata e bloccata a scopo cautelativo a seguito di minaccia di azioni legali contro i redattori della voce e/o Wikimedia. Verrà eventualmente ripristinata alla fine della vicenda che la riguarda») e Wikimedia Italia ha già spiegato come e perché non può far altro che declinare le proprie responsabilità e rinviare al Foro di San Francisco ogni ulteriore approfondimento sulla vicenda.

I 17 punti costituenti l’Internet Manifesto vanno riletti alla luce di quanto succede in queste ore: un parlamentare che ne esalta i contenuti ed un collega che agisce in senso contrario. In questa divergenza non c’è uno scontro di principio né una guerra di ideali, ma solo l’incontro tra conoscenza e non-conoscenza. La speranza, pertanto, è quella per cui l’invito dell’on. Cassinelli possa giungere sulla scrivania dell’on. Angelucci. Perché, fermo restando la necessità di tutelare l’onore degli individui, occorre agire secondo quelle che sono la natura e le dinamiche del nuovo strumento: andare controcorrente non aiuterà a fare strada. Per questo, proprio in questo momento, proprio in questa circostanza, l’Internet Manifesto diventa tanto importante.

  • Internet è diverso
    Non si può pertanto ragionare con le logiche della carta stampata. Occorre elasticità, occorre pensare ad un flusso in movimento piuttosto che ad un blocco statico. Occorre pensare alla possibilità di correggere, invece che alla necessità di abbattere;
  • Internet è un impero mediatico tascabile
    Per questo motivo occorre tutelare il proprio onore. Ma per raggiungere questo obiettivo è preferibile una cooperazione: le prove di forza, online, sono state bocciate dalla storia;
  • Internet è la nostra società e la nostra società è internet
    Ed Internet è di per sé stesso una società: che vive di dinamiche da comunità, ove il dialogo è la soluzione migliore ed il rispetto deve essere una regola comunque inaffondabile. «I mezzi di comunicazione, se intendono sopravvivere alla rivoluzione tecnologica contemporanea, devono capire i legittimi interessi dei nuovi utenti e abbracciare le loro forme di comunicazione»: e questa dinamica va accettata, poiché l’informazione è fatta anzitutto alla base e non si basa più su direzioni univoche;
  • La libertà di internet è inviolabile
    «Il giornalismo del XXI secolo che comunica digitalmente deve adattarsi all’ architettura aperta di Internet. Non è ammissibile che si limiti questa libertà in nome di interessi particolari commerciali o politici, spesso presentati come interessi generali. Bloccare parzialmente l’accesso a internet mette a repentaglio il libero flusso delle informazioni e il diritto fondamentale di informarsi»: per questo motivo una richiesta di rettifica vale molto di più di una imposizione legale, per questo motivo cooperare con la libertà di espressione vale più di una sfida diretta a colpi di decine di milioni di euro;
  • Internet è la vittoria dell’informazione
    Perché a differenza di un giornale qualsiasi, ove le informazioni possono essere corrette con regole fatte per promuovere la bufala consentendo invisibili smentite, sulla rete l’informazione può essere corretta nel medesimo spazio in cui è stata pubblicata. Per questo motivo cambiando la natura dello strumento cambiano le modalità di interazione; per questo motivo spesso la rete non è “capita” e vi si scontra con forza ottenendo risultato opposto rispetto a quello desiderato;
  • I cambiamenti apportati da Internet migliorano il giornalismo
    Wikimedia Italia è un riferimento per i giornalisti di tutta Italia. È cosa evidente, è cosa candidamente ammessa. Stigmatizzata come inaffidabile, diventa poi fonte prima di informazioni per l’editoria ufficiale che va in edicola. Per questo motivo, però, questa fonte va curata, non recisa;
  • La rete richiede collegamenti
    Ed i collegamenti sono prove. Ogni informazione affidabile può essere verificata. Ed è in questo che è possibile valutare la bontà dell’informazione stessa. Il vero ed il falso, dunque, si fanno più sfumati e per questo motivo più reali: non c’è verità che non sia supportata da prove, e non c’è menzogna che non sia confutabile. La verità, però non emerge dalle imposizioni, ma dal confronto;
  • Linkare premia, citare abbellisce
    Il link è l’esecuzione della citazione. È la prova da porre a giudizio.
  • Internet è la nuova sede per il discorso politico
    Ed è da Internet che il discorso politico deve partire. Ma per far questo la politica deve imparare a capire la Rete e ad agire di conseguenza;
  • Oggi libertà di stampa significa libertà d’opinione
    La difesa dell’onore è un diritto sacrosanto. Il modo, però, va rimesso in discussione. Perché la rete è un flusso libero, e non è possibile pensare che una azione legale possa fermare un fiume in piena. Occorre, piuttosto, muoversi affinché la libertà di opinione sia garantita a tutti ed in modo bidirezionale, cosicché ad ogni accusa possa corrispondere una difesa e la verità scaturisca da questo confronto: tramite link, tramite enciclopedie online, tramite blog personali, tramite social network pronti a riprendere ed amplificare i fatti;
  • Sempre di più: le informazioni non sono mai troppe
    Cancellare una informazione, sia pur se falsa, impoverisce; correggere una informazione fasulla, invece, arricchisce;
  • La tradizione non è un modello di business
    La nuova Internet, anche economicamente, è un modello nuovo e differente. Si basa su dinamiche nuove di sussistenza e spesso la ricchezza è nell’interazione, nella collaborazione e nell’azione volontaria dei privati. Per questo tale libertà deve essere inviolabile, fermo restando ancora una volta la necessaria tutela dell’onore di ogni individuo;
  • Il diritto d’autore diventa un dovere civico su Internet
    Condivisione ed apertura, pur nel rispetto dei diritti: è questo un principio che va ben al di là della sola musica;
  • Internet ha molte valute
    «Il modo più tradizionale di finanziare i giornali online è attraverso la pubblicità. Altri modi per finanziare i prodotti giornalistici devono esseri testati». Uno dei valori è quello sociale. Ed è il valore sul quale si regge oggi un fenomeno come quello di Wikipedia;
  • Ciò che rimane sulla rete resta sulla rete
    «Grazie alla rete tutto rimane nella memoria degli archivi e dei motori di ricerca e ciò fa in modo che testi, suoni e immagini siano recuperabili e rappresentino fonti di storia contemporanea. Ciò stimola a sviluppare un livello qualitativo sempre migliore». Di ogni storia, pertanto, si può scegliere cosa lasciare alla memoria futura: la verità conseguente ad una correzione, oppure lo strascico polemico di una causa lunga e difficile?
  • La qualità resta la più importante delle qualità
    «Le richieste degli utenti sono sempre maggiori. Perché un utente resti fedele ad un particolare giornale online, quest’ultimo deve garantire qualità e soddisfare le richieste del lettore senza rinunciare ai propri principi». Wikipedia, da parte sua, non promette una verità istantanea assoluta, ma una verità in costruzione continua. Alla quale si può collaborare con molta semplicità, oppure contro la quale ci si può scontrare. Una delle due scelte crea valore, l’altra crea invece attrito. Sterile attrito;
  • Tutto per tutti
    «Internet ha dimostrato che l’utente giornalistico del XXI secolo è esigente e nel caso di un dubbio su un articolo è pronto a studiare la fonte per essere maggiormente informato. I giornalisti del XXI secolo che il lettore cerca non sono quelli che offrono solo risposte, ma quelli che sono disposti a comunicare e a indagare». Non c’è altro da aggiungere.

L’Internet Manifesto dice tutto sulla Rete, ma dice molto anche a proposito del caso Angelucci vs Wikimedia Italia. Non possiamo che fare nostro l’appello alla firma, quindi. Alla firma, a quella specifica firma. Perchè la denuncia ha un peso specifico relativo ed opinabile valutato in 20 milioni di euro. Accettare il Manifesto, dimostrare apertura e disponibilità nei confronti dello stesso, cercare una correzione cooperativa, invece… non ha prezzo.

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