Facebook per la pace nel mondo

Essere troppo potenti, di solito rende antipatici. E in un periodo dove l’immagine conta più della sostanza, questo può essere un grosso svantaggio. Basti pensare a quello che è successo a Google, un tempo l’azienda “buona” e innovativa del Web, contrapposta a Microsoft, ora diventata assieme alla Casa di Redmond un colosso che fa paura per la sua pervasività e onnipresenza sul Web.

Forse per questo Mark Zuckerberg, che non è uno stupido, sta sviluppando sempre di più il lato sociale ed etico di Facebook. Ne è un esempio il lancio, il 30 ottobre, di Peace.facebook.com, un’area del sito realizzata nell’ambito di una collaborazione più ampia con l’Università di Stanford e dedicata a promuovere la pace fra i popoli per mezzo della comunicazione e del social network.

Nella pagina si possono consultare delle interessanti statistiche: per esempio, il numero di interazioni su Facebook di appartenenti a gruppi etnici di solito in conflitto fra loro, come indiani e pakistani, turchi e greci, israeliani e palestinesi. Un altro grafico mostra il numero di “conversazioni” che avvengono fra persone di diverso credo politico o religioso.

Inoltre, il team di Facebook chiede ogni giorno a 100 iscritti se pensano che la pace del mondo sia possibile, ottenendo risposte interessanti: più cinici e disincantati gli americani, più ottimisti e speranzosi i colombiani, con i tedeschi a metà strada.

Facebook ci ha ormai abituato a battere ogni record e a prestarsi ad usi impensati, ma la pace nel mondo appare un obiettivo davvero ambizioso. In ogni caso, il sito ha già dimostrato in passato di servire ad azioni benefiche: grazie ad esso fu realizzata una grande manifestazione contro le Farc in Colombia e una marcia contro il fenomeno degli accoltellamenti a Londra.

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