Su Facebook ben 7 ragazzi italiani su 10

7 ragazzi su 10 sono su Facebook. Uno su due ha un cellulare. Molti, però, hanno problemi di alcool e stupefacenti, mentre cresce il bullismo. Sono questi dati importanti che configurano nei social network un ottimo canale diretto di promozione sociale
7 ragazzi su 10 sono su Facebook. Uno su due ha un cellulare. Molti, però, hanno problemi di alcool e stupefacenti, mentre cresce il bullismo. Sono questi dati importanti che configurano nei social network un ottimo canale diretto di promozione sociale

Sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva. Il prof. Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes, ed il prof. Ernesto Caffo, Presidente di S.O.S Il Telefono Azzurro Onlus, hanno presentato in giornata il decimo Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza, un excursus nel mondo giovanile per evidenziarne i tratti, le debolezze e la nuove criticità. Ne emerge un quadro preoccupante, fatto di una generazione debole che sta crescendo minata da vizi che solo uno sguardo superficiale può attribuire al passato. Alcool e stupefacenti, anzi, hanno numeri di grande diffusione, mentre il bullismo sembra emergere come nuovo tratto distintivo.

Il rapporto delle nuove generazioni con la Rete è stretto, rendendo pertanto quest’ultimo canale come uno di quelli dotati di maggior potenzialità nel momento in cui le istituzioni debbano trovare un dialogo o un veicolo promozionale. Secondo quanto raccolto dall’AGI all’atto della presentazione del rapporto Eurispes, «Il 71% degli adolescenti tra i 12 e i 19 anni ha un profilo su Facebook: il 29% lo usa per rimanere in contatto con gli amici di sempre, il 24% per ritrovare quelli vecchi». Sono queste le abitudini della nuova “generazione tecnologica”, la maggior parte della quale già è “schedata” sul network di Mark Zuckerberg: «My Space viene scelto dal 17,1% e Habbo dal 10,4%. Twitter invece attrae soltanto il 2,5%».

La neutralità dello strumento rende i giovani vulnerabili al pericolo dei contenuti, ed in questo il rapporto tra la Rete ed una generazione priva di adeguate tutele sembra evidenziare i contorni di un fenomeno pericoloso. Ottimo il rapporto espresso nei confronti dei social network, soprattutto: «Soltanto una minoranza ha un giudizio negativo […] (il 13%): per l’8% sono una perdita di tempo; il 5% è convinto che usarli possa mettere a rischio la riservatezza personale». In generale è questa la nuova piattaforma di dialogo scelta, un modo per coltivare contatti al di là della presenza fisica ed un modo di condividere passioni con la facilità di un rapporto mediato dall’interfaccia.

Nel 2006 il rapporto dell’Eurispes sui giovani indicava il fatto che «il 46,6% dispone di un computer nella propria stanza e naviga su internet il 48,2%». A distanza di 3 anni ben sette ragazzi su dieci sono attivi su Facebook ed uno su due possiede un cellulare. La commistione tra la presenza in massa in Rete e l’aumento del bullismo sfocia pertanto naturalmente nel cyberbullismo, fenomenologia sulla quale si è già fatto molto, ma la quale sembra a questo punto presentarsi come semplice elaborazione di due fenomenologie a monte: un uso spesso non consapevole degli strumenti informatici e l’aumento di aggressività nei confronti di terzi per imporre la propria presenza e la propria prevaricazione.

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