Solidarietà a Berlusconi? Su Facebook c'è anche chi ne approfitta

Proprio stamattina, quando abbiamo parlato della notizia dell’attacco al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, avevamo sottolineato come ampia eco è stata data all’evento su Internet e su Facebook in particolare.

Una grande attenzione che ha portato il social network e alcuni dei tanti gruppi nati in queste ore sulla scia dell’evento sotto i riflettori della stampa, con tanto di spazi riservati un po’ in tutti i telegiornali, i quali stigmatizzano la nascita dei vari gruppi pro-Tartaglia precisando al tempo stesso che tuttavia, su Facebook, abbondano anche gli utenti che hanno manifestato solidarietà al Premier.

Stiamo assistendo insomma al solito caos che avremmo invece voluto evitare, quel caos e quella confusione costruiti forse in maniera inopportuna ma alle quali, va detto, contribuiscono non poco gli stessi utenti della Rete.

Il contributo nell’aggiungere confusione a quella già intrinseca di un evento simile è dato anche dagli utenti di Facebook, alcuni dei quali hanno pensato bene di ottenere un certo riscontro di visibilità andando a modificare, così si evince da alcune notizie riportate da più siti, il nome di gruppi preesistenti e con già numerosi utenti iscritti, “riadattando” il titolo per l’occorrenza e avendo in questo modo il loro personale spazio in questa delicata vicenda.

Così si scopre che uno dei gruppi più citati dai TG, quello denominato “Sosteniamo Silvio Berlusconi contro i fan di Massimo Tartaglia”, altro non è che la ridenominazione del gruppo “Sosteniamo il Made in Italy“, già pieno di utenti iscritti per ben altre ragioni altamente lontane dalle vicende odierne, un gruppo che contava già prima di oggi circa 400.000 iscritti e che si è così presentato in queste ore come uno dei gruppi più popolari a sostegno del Premier.

Una decisione, presa dagli amministratori del gruppo, che ha aperto più di una polemica interna allo stesso social network, con gli iscritti preesistenti che si sono sentiti in qualche modo presi in giro da questo “trucchetto” per acquisire visibilità sull’onda dei fatti del giorno, esattamente come tanti altri casi di questo genere, che indicano come questo tipo di comportamento sia abbastanza diffuso.

In tutto questo “bailamme” vanno registrati i soliti tentativi di censura da parte di alcuni esponenti del mondo della politica rivolti ai suddetti gruppi e ai siti che li ospitano, come già affermato dal ministro Maroni e da altri. Come sempre, insomma, anziché discutere e interrogarsi sui motivi per cui si è arrivati a gesti così estremi e inqualificabili, il mondo della politica sembra rivolgere l’attenzione al Web e a quello che certi utenti pubblicano.

Siamo sicuri che chiudere un gruppo su un social network (per quanto numeroso possa essere) sia la soluzione migliore a cui pensare in questi momenti? Non sarebbe meglio piuttosto cercare di stemperare le polemiche del dibattito politico e calmare un po’ i toni da parte di tutti? Le prime dichiarazioni a tutto sono rivolte tranne che a questo…

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