Libri online, Google si scusa con la Cina

I responsabili di Google Books hanno inviato un messaggio di scuse all'Associazione degli scrittori cinesi. Il motore di ricerca ha ammesso di aver digitalizzato volumi in cinese protetti dal copyright e offre ora maggiore collaborazione
I responsabili di Google Books hanno inviato un messaggio di scuse all'Associazione degli scrittori cinesi. Il motore di ricerca ha ammesso di aver digitalizzato volumi in cinese protetti dal copyright e offre ora maggiore collaborazione

Dopo aver destato le ire della Chinese Writer Association con il proprio progetto di digitalizzazione dei libri degli autori cinesi, Google torna sui propri passi e porge le scuse ai soggetti interessati. I responsabili della società di Mountain View hanno inoltre ammesso di aver digitalizzato alcuni volumi protetti dalle leggi cinesi sul copyright, mettendo poi i medesimi volumi a disposizione degli utenti su scala globale attraverso il celebre servizio Google Books.

«In seguito al confronto e allo scambio di comunicazioni nel corso degli ultimi mesi, ci rendiamo conto di non aver mantenuto rapporti sufficientemente validi con gli scrittori cinesi. Google desidera scusarsi con gli autori cinesi» si legge nel breve comunicato redatto da Erik Hartmann, responsabile per l’area Asia – Pacifico di Google Books, e da poco reso noto dall’associazione che raccoglie buona parte degli autori attivi in Cina. Un messaggio di scuse che cerca di porre rimedio alle recenti incomprensioni e che tende a distendere i rapporti con una realtà che, con diverse sfumatore, controlla una buona porzione dei prodotti editoriali realizzati nel grande paese asiatico.

Nel corso degli ultimi mesi, Google aveva offerto alla China Writers Association una proposta per risolvere la vicenda del diritto d’autore e procedere alla digitalizzazione dei volumi scritti in cinese da inserire successivamente su Google Books. Mountain View aveva offerto una cifra intorno ai 60 dollari per ogni titolo e il 63% dei ricavi successivi derivanti dalle attività commerciali realizzate attraverso la sezione del motore di ricerca dedicata ai libri. Una proposta rifiutata seccamente dagli autori cinesi perché ritenuta poco equa e distante dall’effettivo valore di buona parte delle opere destinate a essere digitalizzate. Una visione ben riassunta dalla provocazione dell’autore Chen Cun: «Provate a scannerizzare Harry Potter e poi pagate a J. K. Rowling 60 dollari, vedrete se accetterà!».

Il messaggio da poco inviato da Google contiene numerose rassicurazioni inviate agli scrittori e ricorda che la società «rispetterà i desideri di ogni autore cinese che non ha dato l’autorizzazione per la digitalizzazione dei propri libri». Il gigante delle ricerche online cercherà dunque di evitare la pubblicazione di opere prodotte in Cina e ancora protette dal copyright, ma al tempo stesso non sembra essere determinato a rinunciare all’opera di digitalizzazione dei volumi. La missiva da poco inviata ai membri della Chinese Writer Association non contiene dettagli sulle possibili nuove offerte commerciali per sbloccare definitivamente la situazione, ma i responsabili di Mountain View hanno espresso il desiderio di raggiungere un accordo equo per le parti coinvolte entro il mese di marzo.

L’implementazione di Google Books anche in Cina costituisce un passaggio chiave per la società americana, interessata a recuperare terreno nel paese asiatico nei confronti della concorrenza. Il motore di ricerca Baidu detiene in Cina una fetta rilevante del mercato, ma non offre al momento un servizio per la ricerca testuale all’interno dei libri paragonabile a quello fornito da Google. La società di Mountain View potrebbe dunque sfruttare il proprio servizio per ampliare il proprio market share, dirottanto un maggior numero di utenti cinesi verso i propri lidi digitali.

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