Facebook, la vicenda dei bimbi down e delle frane al Sud: ripartono le polemiche

Facebook ancora una volta sotto il tiro incrociato di giornali e di altri mezzi di comunicazione. Il motivo di tale polemica, peraltro giustissimo e basato su basi sociali validissime, sono i soliti gruppi nati sul sito per mandare messaggi assolutamente poco intelligenti e anzi assai discutibili.

Prima di raccontare quanto già molti sapranno, è bene dire forse sarebbe meglio non dare risalto a queste notizie, ma al tempo stesso, viste le enormi polemiche che stanno attraversando l’opinione pubblica e il mondo della politica, è difficile tacere su simili situazioni.

Tutto è partito la scorsa settimana, quando su Facebook nacquero un paio di gruppi che, sull’onda delle frane che avevano colpito nelle ore precedenti la Calabria e la Sicilia, inneggiavano proprio a questi eventi come “giuste punizioni” per i “terroni”. Gruppi tra cui, il più frequentato, aventi come titolo “Stanno franando la Sicilia e la Calabria… Finalmente. Quelli che credono che Dio esiste e che stia punendo, con il diluvio, i terroni calabresi e siciliani facendo scivolare le loro terre in mare. Sperando in una pioggia eterna, gli Italiani”.

Lì le prime polemiche, rinnovate con ancora più clamore oggi, quando a salire sul bando degli imputati è stato il gruppo chiamato “Giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini Down”, un gruppo creato per prendere di mira i bambini down definiti “parassiti”, “buoni a nulla” e solo “un peso”, utili ad essere usati come “bersagli, mobili o fissi, nei poligoni”.

Definizioni che lasciano increduli, forse una goliardata, come dicono alcuni, o forse non proprio. Comunque sia, per i gruppi è stata domandata la chiusura, una decisione che, però, è potuta arrivare solo dai responsabili di Facebook, dato che i server risiedono negli USA e chiedere la rimozione dei dati per via legale avrebbe richiesto troppo tempo.

Tuttavia, il nostro obiettivo non è tanto quello di dare un giudizio morale sulla vicenda, a quello ci hanno già pensato ministri, sociologi e giornali, che non hanno lesinato critiche, forse un po’ indiscriminate, all’intero social network. La cosa che più ci interessa è invece capire se queste vicende contribuiranno a preparare l’ennesima ondata di attacchi, da parte di politica e altre istituzioni, verso Internet.

Troppo spesso il confine tra quelle che sono delle iniziative isolate e il Web nella sua globalità è stato superato nella confusione generale che si viene a creare in queste situazioni, tanto che, non molto tempo fa, si era arrivato a parlare di porre dei “limiti” ad Internet al punto che in molti erano arrivati a paventare pericoli di censura.

Si rinnoverà anche stavolta il solito battage? Staremo a vedere, anche se sarebbe ora che tutti cominciassero a prendere un po’ più consapevolezza della portata di questi nuovi media, dalle istituzioni che tanto le criticano fino agli stessi utenti che li usano ogni giorno, molti dei quali forse non hanno ancora capito a cosa servono, dato che, scrivere sul Web, nonostante possa sembrare un gioco, in realtà non lo è affatto e la portata di un messaggio così lanciato può avere effetti decisamente superiori a quelli previsti da chi, magari, pensa solo che stia giocando tra amici.

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