Microsoft, non è tutta farina del nostro sacco

Microsoft ammette di aver sfruttato tecnologie non realizzate nei laboratori di Redmond, pagando però quanto dovuto ai rispettivi proprietari
Microsoft ammette di aver sfruttato tecnologie non realizzate nei laboratori di Redmond, pagando però quanto dovuto ai rispettivi proprietari

Microsoft fa pubblica ammissione e la cosa è una azione voluta e strumentale: la società fondata da Bill Gates ha confessato di aver sfruttato tecnologie brevettate da altre aziende, in particolar modo quelle studiate da Acacia e Access, per la realizzazione dei propri dispositivi e software. Tale procedura ha comportato una ingente spesa per Redmond, la quale ha dovuto coprire i costi necessari all’utilizzo di tali tecnologie. Ma dopo l’investimento, si passa all’incasso.

I brevetti in questione riguardano prevalentemente il comparto mobile di Microsoft, e non è dato sapere a quanto ammonti la cifra versata: l’unico dato certo, ad ora, è il numero totale dei brevetti in oggetto, ben 74. Alcuni di questi sono stati registrati in passato da PalmSource, in seguito acquisita da Access. Altri, come indicato, appartengono ad Acacia, uno dei nomi più noti nel settore delle questioni giudiziarie legate ai brevetti.

Quest’ultima, inoltre, ha recentemente puntato il dito contro altre società come Apple, Motorola, Samsung e RIM, ed ha ampliato il già vasto archivio di pratiche legali, che secondo le ultime stime ammontano a 337 in 18 anni. Segno, questo, di quanto l’azienda tenga alla proprietà intellettuale delle innovazioni sviluppate nei propri laboratori, e non tema in alcun modo di affrontare gli avversari in un’aula di tribunale.

David Kaefer, uno dei pezzi grossi di Microsoft nel settore dei brevetti, ha spiegato che la strada percorsa da Microsoft permette all’azienda di «essere libera di sviluppare ottimi software, concentrando la propria attenzione su innovazioni brevettate da altre aziende, e offrendo ai propri partner la giusta proprietà intellettuale». La stessa proprietà intellettuale che, da qualche giorno, Redmond reclama nei confronti di Motorola, e che quest’ultima ha utilizzato come strumento per scagliarsi contro Apple.

Quel che Microsoft spiega tra le righe è un messaggio chiaro: chi collabora con Android non sa dove andrà a parare. Chi collabora con Microsoft, invece, può lavorare tra le certezze di un progetto che tutela la proprietà intellettuale e che protegge quindi da qualsivoglia problema chi entra in partnership con Windows Phone 7. Il non-detto è in questo caso ben più rilevante di quanto ufficialmente proferito.

Photo Credit: Robert Scoble

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