Quando il social media causa depressione

Secondo un recente studio i social media possono causare depressione nei bambini e negli adolescenti meno forti e più soli.
Secondo un recente studio i social media possono causare depressione nei bambini e negli adolescenti meno forti e più soli.

Il rapporto tra i giovani e Facebook è sempre più stretto e continuo: il social network più popolare del mondo è ormai diventato come una sorta di gioco, ma che può diventare pericoloso e scatenare negli adolescenti meccanismi depressivi che la medicina intende ora monitorare con maggiore attenzione.

Lo ha rivelato un recente studio statunitense condotto dalla prestigiosa American Academy of Pediatrics, in base al quale sono emersi risultati poco rassicuranti per i più giovani. Se da una parte i social network e la Rete in generale possono arricchire la vita di bambini e adolescenti, inducendoli a socializzare e a mantenere rapporti di amicizia con altri ragazzi, dall’altra potrebbero rivelarsi un pericolo per la loro salute fisica e mentale, soprattutto sui più fragili. Questo perché, per chi non ha un carattere forte e si trova con un basso livello di autostima, c’è il rischio che le sue debolezze vengano accentuate ancora di più nel mondo delle piattaforme sociali: un giovane che tende ad isolarsi tende a deprimersi, infatti, ogni qualvolta vede aggiornamenti di stato altrui entusiasmanti o foto che mostrano momenti divertenti trascorsi dagli amici, e ciò provoca in quella che viene definita in modo provocatorio come la “depressione da Facebook“.

Questo perché su Facebook (così come su altri social media) in molti casi si tendono ad immettere soltanto informazioni positive su se stessi (per costruire una immagine più caratterizzata di sé) e a tralasciare tutti quegli elementi considerati poco attraenti per la propria persona. I ragazzi più soli però stanno spesso seduti a misurare il confronto coi coetanei più felici e realizzati e possono sentirsi come “non all’altezza”: tali dinamiche possono in casi estremi scatenare comportamenti autolesivi, sottolineano gli scienziati.

Come difendersi dalla “depressione da Facebook”? Ai genitori viene consigliato di stare di più con i figli non appena notano in loro un principio di depressione, e monitorarli anche nei momenti in cui navigano sul Web. I social media non sono pertanto una causa scatenante, ma sicuramente una importante cartina di tornasole con cui misurare la maturazione del carattere. Per questo motivo occorre parlare maggiormente con i figli dei pregi che ha il mondo online e metterli alresì a conoscenza dei rischi ai quali si può incappare in Rete. In definitiva, è necessario spiegare che la vita reale è ben diversa da quella virtuale, creando così un filtro interpretativo necessario nel momento in cui si guarda alla realtà “social” e la si rapporta alla realtà.

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