Francia, quando la legge non tutela la privacy

Le maggiori aziende Internet hanno presentato un esposto contro un decreto che impone la conservazione dei dati degli utenti.
Le maggiori aziende Internet hanno presentato un esposto contro un decreto che impone la conservazione dei dati degli utenti.

Sono state accusate più volte di violare la privacy dei loro utenti, ma questa volta si trovano dalla parte giusta. Google e Facebook, insieme ad altre 26 compagnie attive in Francia, hanno presentato un formale esposto contro un decreto che le obbliga a conservare per un anno tutte le informazioni personali degli utenti che utilizzano i loro servizi Web.

Benoit Tabaka, rappresentante del gruppo che riunisce le diverse aziende sotto il nome Association of Internet Community Services (ASIC), ha presentato un appello al Consiglio di Stato transalpino per invalidare il decreto, pubblicato all’inizio di marzo, che impone alle compagnie Internet la raccolta e la conservazione dei dati degli utenti (nome completo, nome utente, indirizzo email, indirizzo postale, numero di telefono e password). Ai sensi del decreto, le aziende dovrebbero mantenere sui loro server tali informazioni sensibili per una durata di 12 mesi, durante i quali potrebbero essere richieste dalla polizia o dall’autorità giudiziaria in caso di un’eventuale attività investigativa. I dati raccolti potrebbero essere utili anche per individuare eventuali frodi o evasioni fiscali.

ASIC ritiene eccessiva la durata di un anno e, sopratutto, non necessaria la conservazione delle password, che potrebbe esporre gli utenti a gravi problemi di sicurezza, oltre che rappresentare una chiara violazione della privacy. Secondo Tabaka, il decreto è altresì iniquo e molto costoso per le compagnie:

Non ha senso avere norme in Francia diverse da quelle vigenti in Spagna o in Inghilterra. Questa misura ci obbliga a conservare le password e metterle nelle mani della polizia.

Le aziende hanno chiesto inoltre di sapere per quale motivo siano state approvate normative di questo tipo senza chiedere una consultazione con la Commissione Europea (con le cui direttive sono chiaramente in contrasto).

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti