Bing vs Google, la rimonta continua

A marzo Bing ha ottenuto una quota di mercato negli USA pari al 30%, rubandone una fetta a Google che ora ha il 64.4%.
A marzo Bing ha ottenuto una quota di mercato negli USA pari al 30%, rubandone una fetta a Google che ora ha il 64.4%.

Google è ancora il motore di ricerca leader sia in Europa che negli Stati Uniti, ma nel corso degli ultimi sei mesi ha perso terreno negli USA, a tutto vantaggio di Bing. Le ricerche effettuate con la piattaforma Microsoft stanno infatti aumentando ad un ritmo sostenuto, tanto che si prevede che se questa tendenza sarà costante nei prossimi 12 mesi, ci sarà una vera e propria sfida testa a testa tra i due rivali. Qualcosa che, oggi, può sembrare quasi clamoroso.

I dati provengono da Experian Hitwise, che ha fotografato la situazione del mercato sia statunitense che europeo per il mese di marzo 2011: se nel secondo territorio Google detiene circa il 95% del mercato, nel primo invece il motore di ricerca di Mountain View sta perdendo colpi, con una percentuale che si attesta al 64.4%, mentre quella di Bing al 30% circa. Ad ottobre, però, Google aveva oltre il 72% del mercato, mentre il rivale il 25%.

Il fatto che Bing abbia raggiunto la soglia del 30% negli USA è significativo, ma è ancora più significativa la crescita costante del motore di ricerca Microsoft. Cosa accadrebbe dunque se tale tendenza continuasse nel tempo? Google sta praticamente perdendo ogni mese una quota pari al 3%, mentre Bing guadagna il 5%. Se il trend continuasse di questo passo – anche se in un mercato così instabile è piuttosto improbabile che i numeri rimarranno esattamente questi nel giro di un anno – Bing supererebbe Google a gennaio 2012. Sorpasso o meno, dopo anni in cui Mountain View è stato sempre definito come “il gigante della ricerca”, sembra esserci un serio contendente per questo titolo, e in breve tempo potrebbero essere due i motori dominanti.

Stefan Weitz, direttore di Bing, ha commentato tali risultati spiegando quelli che sono i vantaggi del motore di ricerca targato Microsoft: un’ottima integrazione con Facebook e con le sue feature che mirano ad evidenziare in modo efficiente le informazioni più rilevanti. Al contempo, Weitz ha accusato Google di insegnare alle persone cattive abitudini di ricerca che non solo producono scarsi risultati, ma hanno anche abbassato le aspettative. In poche parole, invece di immettere nelle query del motore di ricerca le parole desiderate in un Inglese semplice, gli utenti hanno dovuto abituarsi ad inserire algoritmi in un insieme di verbi e sostantivi che non hanno un senso vero e proprio, e questo porterebbe a risultati vaghi.

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