WikiLeaks chiede aiuto: il piatto piange

WikiLeaks è in grave crisi di liquidità a causa del blocco delle offerte in entrata: il portale resterà chiuso fin quando non giungeranno nuovi fondi.
WikiLeaks è in grave crisi di liquidità a causa del blocco delle offerte in entrata: il portale resterà chiuso fin quando non giungeranno nuovi fondi.

È un appello tanto chiaro quanto disperato quello lanciato da WikiLeaks: servono soldi, e tanti, altrimenti il progetto è destinato a chiudere definitivamente. Il gruppo fondato da Julian Assange, la cui firma compare in calce a numerose pubblicazioni online di documenti scottanti etichettati come “top-secret”, si trova infatti con l’acqua alla gola a causa di una situazione finanziaria piuttosto pericolosa che rischia di affossare definitivamente il celebre portale.

Dopo i numerosi tentativi (andati a vuoto) di abbattere WikiLeaks da parte delle autorità mondiali, dunque, la strada del blocco delle entrate sembra esser riuscita a cogliere nel segno: importanti istituti di credito, quali ad esempio Visa, MasterCard e la Bank of America, così come alcuni servizi legati ai pagamenti online come PayPal, hanno tagliato da tempo ogni ponte con WikiLeaks, bloccando la quasi totalità delle donazioni ricevute nel corso di questi mesi e mettendo così in seria difficoltà un gruppo che solo con il fund rising può sovvenzionare le proprie iniziative.

Secondo alcune stime, WikiLeaks avrebbe ricevuto diverse decine di milioni di dollari dalle donazioni provenienti da tutto il mondo, senza però incassare nemmeno un centesimo a causa della politica ostruzionistica messa in atto dalle società di credito. La conseguenza è dunque l’impossibilità per i membri della coalizione di portare avanti il portale, il quale resterà chiuso fin quando la situazione non tornerà nuovamente alla normalità.

In prima fila si è esposto lo stesso Julian Assange, le cui parole mettono bene in mostra quali siano le esigenze di WikiLeaks: per poter proseguire la propria attività, infatti, il progetto necessita di circa 3,5 milioni di dollari entro il prossimo anno, per coprire costi di gestione che vanno dai server ove sono ospitate le pagine del sito web ufficiale ai telefoni utilizzati per comunicare restando anonimi, senza trascurare la voce relativa alle spese legali sostenute per difendere il progetto dai continui attacchi provenienti da ogni fronte. WikiLeaks, insomma, è con l’acqua alla gola: soltanto un aiuto concreto da parte di coloro che vedono in Assange una figura nella quale riporre la propria fiducia per un futuro maggiormente libero potrà permettere la pubblicazione di nuove scottanti verità. Il gruppo chiede quindi di cercare sul portale le indicazioni relative alle possibilità di sovvenzionamento ancora in atto, aggirando così il blocco posto dalle autorità internazionali attorno ad un portale rivelatosi estremamente pericoloso per la quantità e la natura dei segreti che custodisce.

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