Pinterest, il nudo e la foglia di fico

Pinterest apre al nudo, purché artistico: lo fa nel nome dell'advertising coprendo agli occhi degli inserzionisti, con una foglia di fico, le vergogne.
Pinterest apre al nudo, purché artistico: lo fa nel nome dell'advertising coprendo agli occhi degli inserzionisti, con una foglia di fico, le vergogne.

Pinterest apre al nudo, purché coperto dalla foglia di fico del senso artistico. Comunque lo si voglia definire (tanto il nudo, quanto il “senso artistico”). Il social network, che di immagini vive e che sulle immagini costruisce le relazioni tra i propri utenti, ha infatti deciso di aprire le stringenti maglie che fin ad ora impedivano il caricamento di qualsivoglia forma di nudità sul servizio. Un necessario pudore frenava il network: troppo facilmente un servizio di questo tipo avrebbe potuto sfondare la porta della pornografia, ma un passo di questo tipo rappresenterebbe la rovina commerciale dell’intero progetto (nessun marchio accetterebbe di comparire su di un sito francobollabile come “porno”).

Il nudo, tuttavia, può rappresentare su un sito fatto di immagini una fonte importantissima di upload, download e traffico. Il nudo, espressione elevatissima che tocca gli estremi dello spirito e della carne, sa coinvolgere come nessuna altra immagine potrebbe e rappresenta pertanto un elemento di inevitabile interesse tanto per la community, quanto per chi su quella stessa community intende costruire il proprio modello di business. Il nudo non è soltanto un piccolo orticello nella massa delle immagini catalogabili: è un ambito privilegiato, covo di istinti pruriginosi e di malizie, fonte di click e di condivisioni. Interessa: innegabilmente, interessa.

Ed ecco quindi la foglia di fico che nasconde tutte le vergogne: nel nome dell’advertising e del pudore, Pinterest ha deciso di aprire comunque al nudo. Si traccia però una linea sulla sabbia: al di qua della linea verranno conservate le immagini salvaguardabili nel nome del senso artistico; al di là della linea verranno rimosse le immagini eccessivamente pepate.

Impossibile, ovviamente, trovare una linea di demarcazione più precisa, ma al tempo stesso un compromesso va cercato. Facebook ha dovuto combattere contro i medesimi fantasmi nel momento in cui il social network si è imposto e la rimozione dei nudi ha portato anche ad eliminazioni automatiche e coatte di semplici seni durante l’allattamento: il team di Mark Zuckerberg ha poi trovato soluzione al problema risolvendo il caso specifico (e prevedendo la cosa direttamente all’interno della propria policy per la gestione dei contenuti).

Pinterest è ancora al primo stadio, alle prese con una community minore e con polemiche di magnitudo non confrontabile: non incapperà probabilmente in polemiche eccessive nel breve periodo, ma al tempo stesso dovrà trovare la giusta discriminante tra opere d’arte e opere pornografiche, analizzando tutta l’immensa casistica che sta nel mezzo. Cercando le immagini che toccano la mente e quelle che solleticano soltanto l’istinto. Tra amor sacro e amor profano, nel nome del display advertising.

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