Microsoft vs Motorola: 2-0 sui brevetti

La Corte Federale di Seattle ha condannato Motorola al pagamento di 14,5 milioni di dollari di danni a Microsoft. La sentenza è relativa ai brevetti FRAND.
La Corte Federale di Seattle ha condannato Motorola al pagamento di 14,5 milioni di dollari di danni a Microsoft. La sentenza è relativa ai brevetti FRAND.

Per la seconda volta un giudice ha dato ragione a Microsoft: i canoni economici con cui Motorola intendeva concedere in licenza alcuni propri brevetti non sono coerenti con quanto previsto dalle normative e pertanto il gruppo oggi sotto il controllo di Google dovrà radicalmente modificare le proprie pretese.

Il dibattito è incentrato sulla natura dei brevetti FRAND (fair, reasonable, and non-discriminatory) essenziali per il rispetto degli standard, brevetti che Motorola intendeva concedere in licenza a prezzi molto superiori rispetto a quanto invece offerto da Microsoft. Tali brevetti, nello specifico relativi ad alcuni codec video ed al protocollo wireless 802.11 utilizzati sulla piattaforma Xbox, valgono per Motorola il 2,25% del prezzo del dispositivo, ossia qualcosa come 4 miliardi di dollari annui; Microsoft ha contestato duramente questo tipo di approccio proponendo fee molto inferiori e, soprattutto, attaccando frontalmente Motorola e Google per l’abuso perpetrato facendo leva sui brevetti in dote. Brevetti che sarebbero dovuti essere concessi secondo principi di equità, ragionevolezza e non discriminazione, infatti, sarebbero stati piegati a finalità differenti deviando quindi i principi stessi su cui si regge l’attuale istituto della proprietà intellettuale.

Il giudice ha dato ragione a Microsoft: sebbene non sia stata riconosciuta l’intera ingiunzione richiesta dai legali di Redmond (14,5 milioni di dollari riconosciuti contro i 29 milioni di dollari richiesti), la causa pende completamente a favore del team di Steve Ballmer. Ciò implica da una parte maggior libertà per Microsoft per il futuro sfruttamento di brevetti FRAND di proprietà Motorola, mentre dall’altra annichilisce l’ostruzionismo praticato da Google nei confronti dei rivali di Redmond per mezzo del portfolio brevetti acquisito a suon di miliardi dall’operazione Motorola.

David Howard, responsabile Microsoft vicino alla causa, sottolinea come la decisione del giudice «imponga a Google di smettere di abusare dei brevetti». Un portavoce Motorola, per contro, spiega che non finisce qui e che il gruppo è pronto a ricorrere in appello contro la decisione sopraggiunta.

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