La Turchia ridà voce a YouTube

La Turchia toglie il bavaglio a YouTube grazie alla sentenza della Corte Costituzionale turca che ha disposto la rimozione del blocco
La Turchia toglie il bavaglio a YouTube grazie alla sentenza della Corte Costituzionale turca che ha disposto la rimozione del blocco

A due mesi dal blocco da parte della autorità turche, YouTube torna finalmente accessibile a tutti i cittadini della Turchia. La rimozione del blocco arriva a circa 5 giorni dal pronunciamento della Corte Costituzionale turca che aveva stabilito come il provvedimento contro YouTube andasse a ledere della libertà di espressione. L’Autorità turca per la tecnologia e dell’informazione e la comunicazione ha dunque così dovuto eliminare il blocco all’accesso dei contenuti del portale di video sharing.

La Turchia aveva bandito YouTube il 27 marzo scorso invocando ragioni di “sicurezza nazionale”. Su YouTube infatti erano state caricate conversazioni audio tra il governo turco e i funzionari militari sulle questioni della sicurezza in Siria. In particolare, l’audio incriminato conteneva le conversazioni dei funzionari governativi che cercano di trovare una soluzione per giustificare gli attacchi aerei contro la Siria. Da questo fatto l’accusa e il blocco che aveva però più il sapore della censura per tenere sotto controllo l’informazione nel Paese. Un blocco simile la Turchia l’adottò proprio pochi giorni prima nei confronti di Twitter reo di aver pubblicato alcune intercettazioni che toccavano il premier Erdogan implicato in una vicenda di corruzione.

Due censure che destarono scalpore e che generarono forti polemiche interne con i media internazionali che puntavano il dito contro il governo turco accusandolo del tentativo di bloccare la libera informazione nel Paese. Ma se il blocco di Twitter è durato solo un paio di settimane grazie al pronto intervento della Corte Costituzionale turca, per YouTube ci sono voluti ben due mesi.

Sebbene la “liberazione” di YouTube sia un dato positivo, sicuramente del tema della libertà di espressione se ne parlerà ancora a lungo. Troppi oggi sono ancora quei Paesi che cercano di controllare l’informazione tentando di bloccare l’accesso alla rete o ai social network.

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