Google rivendica il "diritto di notificare"

Google risponde alle imposizione della UE in merito al diritto all'oblio sostenendo il proprio "diritto a notificare" la cancellazione dei link dalle SERP.
Google risponde alle imposizione della UE in merito al diritto all'oblio sostenendo il proprio "diritto a notificare" la cancellazione dei link dalle SERP.

Il diritto all’oblio è una realtà ormai da oltre due mesi, con migliaia di richieste di cancellazione da valutare per poi procedere all’eventuale eliminazione dei link dalle pagine dei risultati. Oggi si torna a parlare dell’argomento, in seguito alla rivendicazione da parte di Google di quello che si potrebbe definire come il “diritto di notificare”, ovvero l’esigenza di rendere noto a webmaster e gestori dei siti Web l’avvenuta scomparsa delle loro pagine dalle SERP.

Anche questo rappresenta un tema spinoso, che dovrà essere fatto oggetto di dibattito e confronto per trovare un’opinione comune e condivisa che al momento sembra essere del tutto assente. Da una parte ci sono infatti coloro che sostengono come una pratica di questo tipo sia lesiva per la privacy di chi ha effettuato la richiesta di cancellazione (potrebbe venir meno l’anonimato), dall’altra invece c’è bigG. Il motore di ricerca manifesta la necessità di confrontarsi con chi si occupa in prima persona dei siti coinvolti nel processo, così da scongiurare il rischio che qualcuno possa abusare degli strumenti fortemente voluti dall’Unione Europea e relativi al diritto all’oblio.

A supporto di questa tesi il gruppo di Mountain View cita studi accademici che dimostrano come oltre il 50% delle domande di eliminazione dei risultati sia inoltrato da aziende intenzionate solamente a far scomparire la concorrenza da Google. In altre parole, il diritto all’oblio rischia di diventare un’arma a doppio taglio: se da un lato è stato introdotto per consentire a chiunque di “ripulire” la propria identità online da fatti e avvenimenti spiacevoli o compromettenti appartenenti al passato, dall’altro potrebbe costituire uno strumento nelle mani di società intenzionate a penalizzare in modo scorretto i competitor. Dalla community di webmaster il motore di ricerca potrebbe invece ricevere preziosi feedback e segnalazioni ad esempio su richieste inoltrate per errore, oppure infondate, migliorando così il processo di valutazione e optando per la cancellazione solo quando realmente necessario.

Interessante anche il documento reso pubblico oggi da bigG, in cui l’azienda risponde a 26 domande poste la scorsa settimana dalle autorità europee. Al punto 23 si parla del volume di richieste inoltrate dai navigatori, che al 18 luglio ammontavano a circa 91.000, per un totale di oltre 328.000 URL. Tra queste, 17.500 sono di provenienza francese, 16.500 tedesche, 12.000 britanniche, 8.000 spagnole, 7.500 italiane e 5.500 olandesi. Nel 53% dei casi le pagine sono state tolte dall’indicizzazione, nel 15% Google ha chiesto informazioni più approfondite e nel 32% la domanda è stata respinta.

Restando in tema, Google ha annunciato le date in cui il comitato consultivo di esperti affronterà pubblicamente le questione relativa al diritto all’oblio. È previsto anche un appuntamento nel nostro paese. Ecco il programma completo.

  • 9 settembre: Madrid (Spagna);
  • 10 settembre: Roma (Italia);
  • 25 settembre: Parigi (Francia);
  • 30 settembre: Varsavia (Polonia);
  • 14 ottobre: Berlino (Germania);
  • 16 ottobre: Londra (Inghilterra);
  • 4 novembre: Bruxelles (Belgio).

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