Europa: abbonamenti streaming presto in roaming?

In futuro gli abbonamenti in streaming nell'Unione Europea potrebbero essere fruiti in modalità roaming, ovvero temporaneamente anche all'estero.
In futuro gli abbonamenti in streaming nell'Unione Europea potrebbero essere fruiti in modalità roaming, ovvero temporaneamente anche all'estero.

Per gli utenti dell’Unione Europea potrebbe arrivare presto un’interessante novità, relativa al roaming del proprio abbonamento di streaming. Secondo quanto rivelato dall’agenzia Reuters, in futuro gli abbonati a piattaforme online come Netflix, Sky e Canal+ potranno usufruire della loro sottoscrizione in qualsiasi paese dell’Europa si trovino, senza quindi imbattersi in limiti geografici. Per fare un esempio, un sottoscrittore di un servizio di streaming francese potrà accedere ai cataloghi autoctoni anche quando si troverà, per lavoro o in vacanza, in altri paesi del Vecchio Continente.

La proposta è stata provvisoriamente approvata dagli stati membri dell’Unione Europea nelle ultime ore, in attesa dell’approvazione ministeriale definitiva il prossimo 26 maggio. Presentata lo scorso dicembre dalla Commissione Europea, come parte degli sforzi per abbattere le barriere nazionali sull’accesso ai servizi, la normativa permetterà di trasportare con sé il proprio abbonamento, in una sorta di roaming estero senza costi aggiuntivi, né limitazioni geografiche. Vi sarà, però, una fondamentale discriminante: per non turbare il mercato della vendita e dell’acquisto delle licenze sui contenuti, questa peculiarità sarà limitata per brevi periodi di tempo, anche se la durata massima dell’accesso pare non sia stata ancora definita nei dettagli.

La Commissione Europea spera che la proposta entri in vigore nel 2017, in concomitanza con le novità relative al roaming cellulare e all’abbattimento dei costi aggiuntivi all’interno dei 28 stati membri dell’Unione Europea. In quel di Bruxelles, così come spiega Reuters, vi sarebbe un forte orientamento a unificare i mercati online a quelli offline, eliminando quindi tutte quelle barriere che potrebbero comportare dei servizi e dei costi svantaggiosi per gli utenti a seconda della nazione europea in cui si trovano. Un documento apparso su Politico, e non ancora ufficialmente confermato, svela però come questo “Schengen Digitale” sia stato di recente ammorbidito, con molte esenzioni per i fornitori di contenuti affinché possano comunque essere sfruttati filtri di geo-blocking.

Sempre Reuters rivela come la proposta abbia destato una certa preoccupazione fra i broadcaster, poiché non si può escludere che i detentori dei diritti e le case di produzione possano chiedere compensi più alti per garantire film e serie TV anche in modalità “roaming”, seppur temporanea. Inoltre, si teme che questo sistema possa essere sfruttato, senza le opportune limitazioni tecniche, per accedere a contenuti esteri prima che siano stati concessi in licenza nel proprio paese di residenza.

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