Magic Leap: realtà virtuale o realtà aumentata?

Ancora poco chiara la natura del dispositivo progettato dal team Magic Leap: un nuovo brevetto lo descrive come un visore dedicato alla realtà virtuale.
Ancora poco chiara la natura del dispositivo progettato dal team Magic Leap: un nuovo brevetto lo descrive come un visore dedicato alla realtà virtuale.

Il progetto messo in campo da Magic Leap è interessante, tanto interessante da riuscire a raccogliere 4,5 miliardi di finanziamenti sulla base di brevi dimostrazioni. Tra gli investitori c’è anche Google, oltre a Qualcomm, Warner Bros. e Alibaba. Per capire di cosa si tratta (o meglio, di cosa potrebbe trattarsi) è possibile dare uno sguardo alla documentazione di un nuovo brevetto depositato presso lo United States Patent and Trademark Office e chiamato “Virtual Reality Headset".

Il nome genera confusione, poiché fino ad oggi si è pensato al dispositivo come ad un visore per la realtà aumentata e non dedicato alla realtà virtuale. Per fare un paragone, più simile a Hololens di Microsoft che a Oculus Rift. La proprietà intellettuale sembra ora affermare il contrario. Andy Fouché, vicepresidente della divisione Public Relations, ha dichiarato che il brevetto non anticipa in alcun modo quello che sarà l’aspetto definitivo del prodotto, qui rappresentato come una sorta di casco con un display posizionato di fronte agli occhi dell’utente collegato ad una parte posteriore che con tutta probabilità contiene le componenti necessarie all’elaborazione dei dati.

Non è chiaro se il pannello frontale sia trasparente o meno. Nel primo caso sarebbe lecito parlare di un device dedicato alla realtà aumentata, che dunque permette a chi lo indossa di continuare a vedere il mondo che lo circonda, arricchendo la propria visione con ologrammi o altri elementi proiettati all’interno del campo visivo. Nella seconda ipotesi, Magic Leap si configurerebbe come un visore per la realtà virtuale, ovvero un apparecchio che copre interamente quanto osservato.

Va considerata un’altra opzione: la proprietà intellettuale potrebbe essere stata depositata dalla società esclusivamente a scopo precauzionale, per rivendicare la paternità di un sistema o di una tecnologia, senza però l’intenzione di integrarla nella versione definitiva del prodotto. Dall’azienda, per il momento, bocche cucite sul destino del progetto e sulle tempistiche necessarie per il lancio.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti