Facebook, un'etichetta per le false notizie

Facebook ha iniziato ad etichettare le prime notizie ritenute non affidabili e contenenti informazioni non veritiere: il fact checking è di terze parti.
Facebook ha iniziato ad etichettare le prime notizie ritenute non affidabili e contenenti informazioni non veritiere: il fact checking è di terze parti.

Facebook ha mosso il suo primo passo ufficiale contro le false notizie. Lo scorso venerdì, infatti, in America ha debuttato il suo nuovo sistema di segnalazione per “fake news” in attesa di esportare medesimo protocollo anche in Europa. Da adesso in poi, tutte le notizie riconosciute come “false” saranno contrassegnate dalla dicitura “Disputed” cioè “Contestata”. Finalmente, dopo averli annunciati verso la fine dell’anno scorso, Facebook ha reso esecutivi i nuovi strumenti con cui punta a limitare quel fenomeno delle false notizie che tanto hanno fatto discutere negli ultimi mesi.

Come annunciato dallo stesso social network, le notizie che saranno esplicitamente francobollate come “false” non saranno cancellate ma gli utenti saranno avvisati della loro vera natura. Ovviamente, Facebook non sarà da solo ad analizzare le notizie segnalate dagli utenti, ma si appoggerà a società terze che analizzeranno le segnalazioni ed eventualmente le convalideranno. Una delle prime notizie etichettate come “Disputed” è del “The Seattle Tribune” che ha scritto che un dispositivo Android poco sicuro di Trump sarebbe l’origine dei leak dalla Casa Bianca. Accanto alla dicitura “Disputed”, Facebook spiegherà anche il perché la notizia non sia da ritenersi veritiera.

Facebook mette un freno alle false notizie

Facebook mette un freno alle false notizie

Il social network vuole andarci cauto con le definizioni probabilmente per non incorrere a sua volta in errori passando dalla parte del torto. Facebook, infatti, sottolinea solamente che la notizia è stata contestata, spiega il perché, ma non la dichiara come realmente falsa. Il social network intende dunque rivestire un ruolo di mero tramite, veicolando il fact checking di gruppi terzi ma senza assumersi responsabilità censorie. Per ora nessuna rimozione e nessun giudizio di condanna per alcuno, insomma, ma soltanto una sorta di flag ad ammonire l’utente circa la lettura della notizia.

Attribuire giudizi, infatti, può essere pericoloso. La notizia citata, per esempio, merita un’approfondimento in quanto “The Seattle Tribune” non è una testata giornalistica vera e propria, ma un sito di satira. Nella difficoltà di distinguere false notizie e vera satira, il social network sembra prediligere quindi una via di cautela che mantenga le necessarie sfumature tra le diverse situazioni: sia l’utente a decidere, ma possa approcciare al click con il giusto senso critico.

Questi filtri, a quanto emerso nel corso delle scorse settimane, dovrebbero arrivare presto anche in Francia ed in Germania.

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