Google News: nuove linee guida contro le fake news

Per combattere le fake news, Google News si aggiorna per bannare i siti che offrono false informazioni sul Paese d'origine o che le nascondono del tutto.
Google News: nuove linee guida contro le fake news
Per combattere le fake news, Google News si aggiorna per bannare i siti che offrono false informazioni sul Paese d'origine o che le nascondono del tutto.

Con le nuove linee guida appena introdotte da Google per il servizio Google News, le notizie di quei siti web che nascondono il loro paese di origine o che intenzionalmente ingannano i lettori non saranno più mostrate nei risultati di ricerca. È un ulteriore passo che il gigante di Mountain View compie per frenare la diffusione delle fake news e garantire di conseguenza una ulteriore protezione agli utenti.

Per comparire nei risultati di Google News, i siti Web devono soddisfare i criteri generali definiti dalla società statunitense, incluse le informazioni sui proprietari e gli scopi primari dei siti stessi. Ma il mondo del Web è in continuo mutamento e la diffusione delle notizie false è divenuta ormai una vera e propria piaga, capace anche di influenzare l’opinione delle persone; ecco perché Google ha ben pensato di aggiornare le proprie norme per l’inclusione nel servizio, come spiegato da un portavoce dell’azienda in una dichiarazione appena diramata:

Aggiorniamo periodicamente le nostre norme per riflettere il costante cambiamento del web e come gli utenti cercano le informazioni online. Come risultato, vogliamo garantire che gli utenti possano comprende e vedere da dove provengono le news online e che i siti siano trasparenti circa le loro origini.

Le linee guida di Google News includono infatti da adesso la seguente dicitura che tutti i proprietari e gestori di siti web dovranno rispettare per comparire nel noto servizio:

Evitare false dichiarazioni in merito a te stesso o alle tue finalità. I siti inclusi in Google News non devono rappresentare in modo fuorviante, travisare o nascondere informazioni sulla proprietà o sulla finalità principale e non devono intraprendere attività coordinate allo scopo di ingannare gli utenti. Sono inclusi, a titolo esemplificativo, i siti che rappresentano in modo ingannevole o nascondono il proprio paese di origine e sono rivolti agli utenti di un altro paese sulla base di false premesse.

Il Web è pieno di siti Web il cui business gira attorno alle fake news e che rappresentano pertanto fonti di informazioni false epericolose per l’intera società. Quello che all’apparenza può sembrare un piccolo cambiamento avrà invece probabilmente un impatto ad ampio raggio: non includendo i siti web che nascondono il loro paese di origine, Google potrebbe porre un freno alla diffusione delle notizie false. Ad esempio, un sito di origine russa che prova a “mascherarsi” come un sito di informazione statunitense non apparirà nelle ricerche di Google, ottenendo così una portata online ridotta rispetto a quanto avvenuto finora. E si tratta di un esempio non casuale, visto che riguarda ipotesi già verificatesi: come riportato in precedenza da Bloomberg, la Russian Internet Research Agency (un’organizzazione sostenuta dal Cremlino), ha raggiunto un pubblico di circa 500.000 persone con una campagna di disinformazione. Google stessa aveva ammesso che gli agenti russi avessero usato anche le sue piattaforme (Google News e YouTube) per diffondere tale propaganda. Cosa che dunque adesso non dovrebbe accadere più.

La recente mossa dunque non sorprende se si considera che Google News e il motore di ricerca Google rappresentano una fonte primaria di accesso alle notizie per moltissime persone su Internet, anzi per miliardi di persone. Non solo Google ma anche Facebook e Twitter sono da tempo oggetto di critiche poiché considerati come causa dell’aumento della diffusione di notizie fuorvianti. Gli avvocati delle tre società avevano peraltro testimoniato lo scorso ottobre e novembre davanti al Congresso sull’influenza che i russi hanno avuto durante le elezioni americane del 2016, vinte da Donald Trump.

Non accadrà da un giorno all’altro ma le nuove linee guida diramate dal colosso americano rappresentano un altro passo nella giusta direzione per rendere Internet un luogo più sicuro per tutti.

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