Facebook, condivise milioni di foto non pubbliche

Un bug nelle API delle foto ha permesso l’accesso a 876 sviluppatori a immagini che gli utenti non hanno mai pubblicato.
Un bug nelle API delle foto ha permesso l’accesso a 876 sviluppatori a immagini che gli utenti non hanno mai pubblicato.

Non pubblicare le foto ma caricarle su qualsiasi piattaforma non significa tenerle al sicuro. Le foto di 6,8 milioni di utenti Facebook sono state infatti condivise per errore con centinaia di sviluppatori: in tutto son 1500 le app create da 876 sviluppatori, che hanno avuto accesso a una lunga serie di immagini private caricate sui server di Facebook.

Il problema che ha esposto queste foto, che non erano state né rese pubbliche né condivise, è un bug nelle API, secondo quanto ha dichiarato la stessa Facebook. Questo bug ha permesso di accedere alle foto di milioni di utenti dal 12 al 25 settembre scorso. Gli sviluppatori potevano visualizzare quindi le foto che gli utenti hanno caricato su Facebook ma che non hanno finito di postare. Magari perché è saltata la connessione o per tantissimi altri motivi.

Facebook archivia una copia della foto, in questo modo, dice, l’utente la trova pronta quando torna nell’app per completare il post. Il social network di Mark Zuckerberg ha dichiarato di voler lavorare con gli sviluppatori per comprendere dettagliatamente chi ha avuto accesso a queste foto. Agli utenti coinvolti sarà inviata una notifica di avviso, ma la società consiglia anche di verificare a quali foto hanno avuto accesso tutte quelle applicazioni a cui l’utente si è connesso tramite Facebook.

Insomma Facebook continua ad avere problemi, questo 2018 sembra non finire per il colosso di Menlo Parl. Cambridge Analityca è solo i primo di innumerevoli scandali che hanno coinvolto la piattaforma e la sua gestione. Profili rubati, dati degli utenti finiti nel dark web e molto altro ormai sembrano essere all’ordine del giorno. La piattaforma è indubbiamente infestata di fake news e anche la dirigenza stessa ultimamente viene accusata di gestire in maniera non oculata la società, tanto che qualcuno vorrebbe anche la testa del CEO Zuckerberg.

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