Amazon, Google e HP: produzione fuori dalla Cina

Tantissime compagnie tecnologiche come Amazon, Google, HP, Nintendo, Sony e Microsoft sarebbero pronte a ridurre sostanzialmente la produzione in Cina.
Tantissime compagnie tecnologiche come Amazon, Google, HP, Nintendo, Sony e Microsoft sarebbero pronte a ridurre sostanzialmente la produzione in Cina.

Google, Amazon, Microsoft, Dell e molti altri produttori stanno pensando di spostare una gran parte della propria produzione fuori dalla Cina. La testata Nikkei sostiene che le produzioni potrebbero essere spostate in diversi paesi asiatici. Già lo scorso mese Nikkei aveva riportato che Apple vorrebbe spostare circa il 30% della produzione di iPhone con l’obiettivo di evitare ogni effetto negativo per la compagnia, data la guerra commerciale tra Washington e Pechino.

Amazon invece potrebbe spostare in Vietnam la produzione di Kindle e della linea Echo; mentre Dell HP porterebbero in Thailandia e Taiwan i portatili. A seguire il loro esempio potrebbero essere anche Lenovo, Acer e Asus. Le prime a defilarsi sono state Quanta, Foxconn e Inventec, che hanno già spostato alcune produzioni in Repubblica Ceca, Messico e Taiwan.

Tutto questo sta accadendo perché in Cina sono aumentati i costi di produzione e quindi anche le grandi aziende rischiano di subire grossi danni. Di recente infatti Sony, Microsoft e Nintendo hanno inoltrato al Governo statunitense una richiesta scritta per l’esenzione dalle tariffe a causa del “danno sproporzionato” a cui andrebbero incontro sia i consumatori e che le imprese statunitensi. È ancora in corso infatti una guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina che va ad aumentare i costi per immettere certi beni in commercio.

L’aumento del costo della produzione in Cina per il momento non offre alle imprese grandi garanzie per i loro futuri profitti. Si aggiunge chiaramente anche la questione dei dazi dagli Stati Uniti per le merci provenienti dalla Cina, anche se sono ripresi i negoziati durante il G20. Ma l’obiettivo di tutti i produttori è la riduzione dei rischi a lungo termine, ma per molti di questi soggetti c’è ancora una situazione di incertezza: questo potrebbe vedere un nuovo coinvolgimento dei paesi del sudest asiatico e dell’India.

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