App di dating: gli USA indagano sui minori

Gli Stati Uniti avviano un'indagine sulle principali applicazioni di dating, per verificare siano in grado effettivamente di escludere i minori.
Gli Stati Uniti avviano un'indagine sulle principali applicazioni di dating, per verificare siano in grado effettivamente di escludere i minori.

Le più popolari applicazioni di dating, usate quotidianamente da milioni di utenti in tutto il mondo, sono finite sotto la lente d’ingrandimento delle autorità a stelle e strisce. È quanto sta accadendo nelle ultime ore per iniziativa dell’House Committee on Oversight and Government Reform, una commissione legislativa statunitense, tramite il sottocomitato sull’Economic and Consumer Policy. Le principali piattaforme d’incontri hanno infatti ricevuto delle lettere dallo stesso sottocomitato, in cui viene richiesto di esplicitare come vengono raccolte le informazioni sugli utenti e in che modo questi dati vengono gestiti.

Nel mirino della commissione legislativa sono finite società molto note per i loro servizi di dating online, come Bumble, Grindr, The Meet Group, The Match Group, Tinder e OkCupid. Così come riferisce The Hill, alla base dell’indagine vi sarebbe la necessità di verificare che le piattaforme in questione siano effettivamente in grado di impedire l’accesso a minori, proteggendoli così dal rischio di abusi e dall’esposizione a contenuti non adatti alla loro giovane età.

La lettera, firmata dal presidente del sottocomitato Raja Krishnamoorthi, spiega:

Secondo alcuni recenti report, diverse applicazioni di dating fallirebbero nel proposito di escludere in modo efficace utenti minorenni, creando situazioni pericolose e inappropriate. […] Il problema è ingigantito da policy che permettono, e in alcuni casi incoraggiano, ai minorenni di dichiarare di aver raggiunto i 18 anni per poter ottenere l’accesso a queste applicazioni.

Alcuni di questi servizi provvedono effettivamente al controllo dell’età dei nuovi utenti, ad esempio richiedendo la verifica tramite un profilo Facebook o altri strumenti di identificazione. Altre piattaforme, invece, si affiderebbero unicamente all’autodichiarazione degli stessi utilizzatori: una scelta che non costituirebbe un deterrente efficace per i minori. Sebbene la maggior parte delle applicazioni includa dei sistemi interni per segnalare la presenza di minorenni, affinché i responsabili della piattaforma possano chiuderne prontamente gli account, un controllo a posteriori non può che rappresentare unicamente la punta dell’iceberg di un problema ben più sommerso.

Sulla questione, così come sempre The Hill spiega, è intervenuto pubblicamente The Match Group:

Usiamo ogni strumento possibile per mantenere i minori fuori dalla piattaforma. Ma questo è un problema più esteso e tutti devono fare la loro parte: è per questo che imploriamo gli App Store di terze parti – come Apple e Google, che conoscono esattamente chi stia usando questi prodotti – di smettere di distribuirli ai minori o ai molestatori già identificati.

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