Chi è Andrew Forrest il miliardario australiano che ha fatto causa a Facebook

Facebook finisce in tribunale accusata di aver violato le leggi australiane contro il riciclaggio di denaro e di aver favorito delle truffe.
Facebook finisce in tribunale accusata di aver violato le leggi australiane contro il riciclaggio di denaro e di aver favorito delle truffe.

Andrew Forrest è un magnate australiano che in questi giorni sta facendo molto parlare di sé. Motivo? Ha annunciato al mondo intero che avvierà in Australia un procedimento penale contro Facebook di Meta, accusato di aver violato le leggi contro il riciclaggio di denaro. La piattaforma, a detta del ricco presidente di Fortescue Metals Group, il quarto produttore di minerale di ferro al mondo dopo BHP, Rio Tinto e Vale, ha infatti permesso e dei criminali di truffare migliaia di suoi concittadini.

La denuncia contro Facebook

Secondo il magnate del ferro, che in questa battaglia legale può contare anche sull’approvazione del Procuratore generale australiano, Michaelia Cashil noto social network ha permesso a dei criminali senza scrupoli di utilizzare la sua immagine e quella di altri personaggi famosi per truffare migliaia di cittadini australiani attraverso false pubblicità clickbait e finte promozioni allettanti.

Da marzo del 2019, infatti, l’immagine di Forrest è stata usata su Facebook per promuovere schemi di investimento in criptovaluta, senza che la piattaforma monitorasse la cosa e adottasse misure sufficienti per impedire ai criminali di utilizzare il noto social media per inviare pubblicità truffa che miravano a frodare gli utenti.

Forrest aveva già avviato un procedimento civile contro Facebook in California, negli Stati Uniti, nel settembre 2021. Ma ora ha deciso di fare altrettanto in Australia, ai sensi del codice penale del Commonwealth.

“Lo sto facendo perché sono preoccupato per gli australiani innocenti che vengono truffati attraverso la pubblicità clickbait sui social media”, ha dichiarato l’imprenditore del ferro. “Mi impegno a garantire che gli operatori dei social media non consentano ai loro siti di essere utilizzati da organizzazioni criminali. Sto lottando qui per gli australiani, ma cose come questa stanno accadendo in tutto il mondo”.

Facebook, che in passato è stato perfino accusato di ospitare e favorire la vendita di schiavi, ha per ora risposto attraverso un portavoce, che si è limitato ad affermare come al momento il gruppo non può commentare il caso in quanto c’è un’azione legale in corso, ma che la piattaforma da sempre si è battuta per combattere gli “annunci che cercano di truffare le persone o fuorviarle: violano le nostre politiche e non fanno bene alla nostra comunità”.

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