Acque agitate attorno alla Baia

Le autorità svedesi hanno portato offline la Baia dei Pirati, ma il sito è già nuovamente online. La borsa svedese ha minacciato la Baia dei Pirati di delisting, ma il CEO della Global Gaming Factory X annuncia che l'acquisizione sta andando in porto
Le autorità svedesi hanno portato offline la Baia dei Pirati, ma il sito è già nuovamente online. La borsa svedese ha minacciato la Baia dei Pirati di delisting, ma il CEO della Global Gaming Factory X annuncia che l'acquisizione sta andando in porto

La Baia dei Pirati sta per passare di mano; la Baia dei Pirati, però, è offline. La Baia dei Pirati sta per trovare un accordo con le major; le major, però, negano. La Baia dei Pirati sta per passare di mano; la parte acquirente, però, è fuori dalla borsa perchè non sa apportare le necessarie garanzie. Capire cosa stia succedendo sottobanco, insomma, appare ad oggi davvero difficile.

I fatti si chiudono in uno stretto giro di annunci e smentite, tanto secche quanto puntuali. Hans Pandeya, CEO della Global Gaming Factory X, continua infatti a sostenere di avere tutto in regola per procedere all’acquisizione della Baia: ormai è questione di giorni, ma l’operazione è già stata ufficialmente approvata dal board GGF. Il prezzo è stato fissato ormai da tempo (8 milioni di dollari) e la GGF spiega di avere finanziatori pronti a sostenere i costi dell’operazione in vista di opportunità successive. La promessa è quella di un nuovo mercato basato sul Peerialism, strumento che dovrà rendere legale l’attività della Baia creando un nuovo sistema di distribuzione dei contenuti e portando a compimento un meccanismo virtuoso di pagamento per trarre lucro proprio ove il mondo del copyright temeva di affondare.

La storia, però, è piena di contraddizioni. Pandeya, infatti, deve anzitutto combattere il proprio braccio di ferro con l’AktieTorget (il listino azionario svedese), dal quale sono anzitempo partite già pesanti accuse di insider trading. La borsa, infatti, chiede (pdf) a Pandeya opportune garanzie a copertura dell’operazione, pena il delisting e una lunga sospensione in attesa di chiarimenti. Pandeya (il quale, assieme alla moglie, detiene il 63% delle azioni del gruppo) ha promesso prima moneta russa, quindi addirittura un intervento di John Fanning (a capo del primo progetto Napster assieme al nipote Shawn). Da entrambe le parti, però, sono giunte soltanto smentite. Pandeya ha inoltre promesso un accordo in essere con una delle maggiori etichette al mondo, ma anche in questo caso si sono soltanto raccolte smentite. L’unica conferma è quella dell’abbandono di Wayne Rosso, ex-CEO Grokster, il quale ha giudicato inattendibili le iniziative GFF abbandonando il campo prima ancora di iniziare la battaglia.

E se ciò non bastasse, un ulteriore colpo all’immagine della GGF giunge dal sequestro comminato sui beni personali del CEO Pandeya: un debito col fisco mai saldato ha portato al clamoroso provvedimento, la cui esecuzione giunge nei giorni più caldi dell’operazione di acquisto nei confronti della Baia. L’immagine della motocicletta sotto sequestro è forse il peggior colpo inflitto alla Global Gaming Factory, nome ormai nel mirino delle autorità fin da quando improbabili operazioni finanziarie hanno portato alle prime indagini per insider trading.

Nel frattempo le autorità svedesi hanno inflitto la pena estrema alla Pirate Bay portandone offline il sito. L’azione è avvenuta imponendo a Black Internet di interrompere il traffico in entrata. L’azione, come facilmente prevedibile, a nulla è valsa: la Baia è stata presto spostata in altro loco e, nel frattempo, l’utenza si è riorganizzata aumentando vertiginosamente il traffico su siti paralleli. L’attività dei torrent, insomma, non si è fermata ed il temporaneo rallentamento ha solo fatto da ponte al ritorno online della Baia. La mutazione da bruco in farfalla, però, è tutta un’altra cosa.

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