Adiconsum striglia l'AGCOM

L'Adiconsum striglia l'AGCOM: a un anno di distanza dalla presentazione di un documento che avrebbe dovuto regolare il controllo dei servizi di accesso al web in Italia, ancora tutto tace e l'authority sembra ignorare il tavolo di confronto istituito
L'Adiconsum striglia l'AGCOM: a un anno di distanza dalla presentazione di un documento che avrebbe dovuto regolare il controllo dei servizi di accesso al web in Italia, ancora tutto tace e l'authority sembra ignorare il tavolo di confronto istituito

Un comunicato Adiconsum riporta le parole del Segretario Generale Paolo Landi con una esplicita tirata d’orecchi all’AGCOM, colpevole di aver chiamato in causa le parti sociali per una consultazione mai presa realmente in esame. Non si tratta del primo caso in cui l’AGCOM viene tirata per la giacchetta, il che va ad avvalorare la tesi per cui l’authority abbia le mani legate e sia priva di effettive possibilità (volontà?) decisionali.

Spiega Landi: «Consumatori ed aziende hanno lavorato per un anno, su richiesta dell’Agcom, sulla qualità del servizio di accesso a Internet, trovando importanti punti di convergenza. Il rapporto, pronto da oltre un anno, è però chiuso nei cassetti dell’Agcom che si ostina a non deliberare. Un anno perso tutto a svantaggio dei consumatori che continuano a non sapere le reali prestazioni della loro connessione alla rete Internet». Secondo quanto indicato sul comunicato, «Il 27 luglio 2006 veniva pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale l’approvazione della Direttiva inmateria di qualità e carte dei servizi di accesso a Internet da postazione fissa, che prevedeva la costituzione di un tavolo relativo alla qualità del servizio di accesso a internetda postazione fissa, sotto la competenza della Direzione Tutela dei Consumatori […] Al tavolo, insieme all’Adiconsum, si sono seduti i maggiori stakehoders pubblici e privati,l’Istituto Superiore delle Comunicazioni e delle Tecnologie dell’Informazione (ora sotto il Ministero dello Sviluppo Economico), la Fondazione Ugo Bordoni; il Dipartimento Infocom dell’Università di Roma “La Sapienza”, l’AIIP, il Mix, il Namex; il TILAB; e i maggiori provider telefonici».

Tutto inutile però: dopo un anno di lavoro e di mediazione per trovare una linea comune d’intesa, le parti coinvolte si son trovate a non veder riconosciuta la collaborazione intrapresa: «Un anno di lavoro che ha visto tutte le parti in causa disposte a cedere alcune delle proprieprerogative a favore di un documento condiviso terminato il giorno 11/07/2007, che ora vede perdere l’efficacia giorno dopo giorno, a fronte delle continue mutazioni che questo settore produce senza soluzione di continuità».

Il tavolo del dibattito aveva lo scopo di integrare la Direttiva italiana con i parametri ETSI (European Telecommunications Standards Institute), il che doveva aprire ad un nuovo periodo nel quale vi sarebbero state maggiori garanzie di banda minima con tanto di software per la valutazione privata dei servizi in uso. Tale orizzonte avrebbe però costituito una grave minaccia per attori di una assoluta sul mercato, ed è forse da identificarsi in questo aspetto il motivo sotteso del lungo silenzio seguito al documento presentato quel lontano 11 luglio 2007.

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