Apple: arriva la risposta a Spotify

Apple risponde a Spotify, sottolineando come l'azienda voglia tutti i benefici di App Store, senza però contribuire al marketshare comune.
Apple risponde a Spotify, sottolineando come l'azienda voglia tutti i benefici di App Store, senza però contribuire al marketshare comune.

Nuovo episodio nella contrapposizione tra Apple e Spotify, dopo la presa di posizione del colosso dello streaming. Spotify ha infatti segnalato la società di Cupertino alla Commissione Europea, per concorrenza sleale nella gestione dei rapporti con i developer di terze parti su App Store. Nella giornata di oggi, tuttavia, il gruppo di Apple Park ha voluto rispondere al rivale, con una lunga pubblicazione apparsa sul proprio sito ufficiale.

La presa di posizione di Spotify riguarda la politica di revenue sharing di Apple: come noto, la società trattiene il 30% dei guadagni degli sviluppatori, in cambio della presenza del software su App Store. Questa politica non si estende unicamente alle app, ma anche agli abbonamenti che vengono sottoscritti all’interno delle applicazioni, una scelta che Spotify contesta, tanto da rimuovere mesi fa questa possibilità. In altre parole, rendendo disponibile la funzione di abbonamento a Premium direttamente dall’app – anziché tramite il sito del gruppo – Spotify dovrebbe conferire parte dei propri guadagni alla mela morsicata.

Apple non è tuttavia dello stesso avviso e, in un comunicato, ha spiegato come Spotify “stia cercando di mantenere tutti i benefici dell’ecosistema di App Store, senza però contribuire al marketplace”. Di seguito, un estratto della nota di Cupertino:

Undici anni fa, App Store ha esteso la passione per la creatività alle app mobile. In questo decennio, App Store è stato d’aiuto nel creare milioni di posti di lavoro, generando più di 120 miliardi per gli sviluppatori e creando nuove realtà tramite business iniziati e cresciuti interamente nell’ecosistema di App Store. App Store è una piattaforma sicura dove gli utenti possono essere certi delle applicazioni che scoprono e delle transazioni che effettuano. E gli sviluppatori, dai nuovi ingegneri alle grandi compagnie, hanno la certezza che tutti seguano le stesse regole. È così che dovrebbe essere. Vogliamo che sempre più business possano prosperare, inclusi quelli che competono con alcuni aspetti del nostro stesso business, perché questo ci spinge a essere migliori. Quello che Spotify chiede è qualcosa di davvero differente. Dopo aver usato App Store per anni per far crescere drammaticamente il suo business, Spotify cerca di mantenere tutti i benefici dell’ecosistema di App Store – incluse le sostanziali entrate che traggono dai clienti di App Store – senza fornire alcun contributo al marketplace. […] Spotify ha il diritto di determinare il proprio modello di business, ma sentiamo che abbiamo un obbligo di rispondere quando Spotify mescola le sue motivazioni finanziarie con una retorica ingannevole su chi siamo, cosa abbiamo costruito e cosa facciamo per supportare gli sviluppatori indipendenti, i musicisti, gli autori e i creatori.

Come noto, di recente Apple ha rifiutato degli aggiornamenti di Spotify quando la società ha cercato di superare le regole di App Store, ad esempio portando i pagamenti fuori dalla piattaforma. Il gruppo, inoltre, sostiene di aver contattato Spotify per il supporto a Siri e ad AirPlay 2 e di aver approvato l’applicazione per Apple Watch con lo stesso processo e la stessa velocità di qualsiasi altra app.

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