Calabrò, una preghiera per la Banda Larga

Corrado Calabrò, Presidente AGCOM, si sente come il Giovanni Battista della banda larga: predica nel deserto da anni. Calabrò dice di sperare in risultati concreti entro due anni, quando scadrà il suo mandato, altrimenti il suo successore finirà in croce
Corrado Calabrò, Presidente AGCOM, si sente come il Giovanni Battista della banda larga: predica nel deserto da anni. Calabrò dice di sperare in risultati concreti entro due anni, quando scadrà il suo mandato, altrimenti il suo successore finirà in croce

«Liquidi, Veloci, Mobili: al Cinema Adriano di Roma un evento – intervento necessario per la Cultura e l’Economia in Italia»: così Luca Barbareschi ha promosso l’evento organizzato a Roma per discutere del futuro della Rete e dei contenuti ivi veicolati. Un evento nel quale si è parlato dei nuovi fenomeni del Web, del rapporto tra le Rete e la cultura in Italia, ma anche di banda larga. Tra gli astanti si registra la presenza di onorevoli quali Gianfranco Fini, Sandro Bondi, nonché lo stesso Barbareschi. Presenti inoltre gli amministratori delegati Wind, Vodafone e Rainet, il Presidente dell’Anica Ferrari, il Prof. Celli della Luiss ed il Presidente AGCOM Corrado Calabrò.

Giunge da quest’ultimo l’intervento più colorito dell’intero incontro, >così ripreso da Reuters: «Con la banda larga sono stato come Giovanni Battista, ho predicato nel deserto. Ora sono contento che se ne parli, ma il problema è metterci i soldi. Sono 15 miliardi per realizzarla e non si trovano […] Speriamo che si concretizzi con investimenti privati e pubblici e in primo luogo degli operatori. Spero di veder realizzata la larga banda entro la fine del mio mandato, tra due anni, perché non vorrei passare il cerino al mio successore che finirebbe sulla croce come il successore di Giovanni Battista». Il riferimento di Calabrò è con tutta evidenza per il Piano Romani, secondo cui servono i capitali (ed eventualmente la collaborazione tra pubblico e privato) per poter portare avanti la costruzione di una vera rete per la banda larga nel nostro paese.

I soldi, però, se mai hanno fatto capolino, sono comunque già scomparsi. Non solo il privato ha manifestato più fastidio nei confronti delle istituzioni che non desiderio di investire, ma anche le cifre già stanziate sembrano essere state dirottate in vario modo prima verso la ricostruzione de L’Aquila e poi verso i vaccini per la H1N1. Chiude Calabrò: «Mi fa piacere che la banda larga in Italia sia invocata da più parti ma vorrei che ci fossero messi i soldi sopra che è l’unica cosa che l’Agcom non può fare… Speriamo che la nuova rete si concretizzi con investimenti privati e pubblici ma che in primo luogo devono essere degli operatori».

La storia di Calabrò con la banda larga affonda le radici al lontano 2005, quando l’attuale Presidente AGCOM sostituì Enzo Cheli alla guida dell’authority portando fin da subito un certo entusiasmo per le volontà di intervento espresse. Dopo un quadriennio, però, l’Italia si trova ancora con una situazione di pesante controllo da parte dell’incumbent e con i richiami dei provider nei confronti del Presidente della Repubblica affinché il Colle annulli la delibera con cui si fissano i prezzi all’ingrosso della banda (che, va ricordato, viene venduta dall’incumbent ai vari provider concorrenti).

Affinché la banda larga arrivi davvero e ovunque, insomma, agli utenti italiani non resta che aggrapparsi alla preghiera di Calabrò. Nella speranza che il Giovanni Battista del broadband compia il miracolo prima di incontrare Salomé.

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