Cost sharing (T Mobile & 3 UK)

T-mobile (di proprietà di Deutsche Telekom) e 3 UK (Utchinson Whuampoa), due dei principali competitor sul mercato dei servizi per la telefonia mobile in Inghilterra, hanno siglato, circa un mese fa, un accordo piuttosto singolare.

Tale accordo ha per oggetto i servizi 3G. Capiamo di cosa stiamo parlando, senza però entrare nel merito degli aspetti tecnici (su cui sono sicuramente più competenti gli amici di Webnews): la tecnologia HSDPA conosciuta anche come 3.5G, consente di navigare con il cellulare sul web in modo molto simile a quanto accade ora con le reti fisse a banda larga. Quindi velocità di trasmissione dati, videoconferenze, download di mp3… ecc.

Ebbene i due concorrenti hanno costituito una Joint Venture che prevede la condivisione delle reciproche infrastrutture (le antenne necessarie per veicolare il segnale) fino al 2031. Questo consentirà alle aziende di proporre un servizio realmente efficiente al 98% della popolazione inglese. Sul fronte dei costi, i rispettivi amministratori delegati sottolineano come l’accordo genererà ingenti risparmi (si parla di circa 3 miliardi di euro nei prossimi 10 anni) e, cosa non trascurabile, notevoli benefici ambientali (5.000 antenne smantellate).

Si tratta sicuramente di una notizia particolare. Per fare un esempio che renda l’idea, sarebbe come se Alitalia e Lufthansa mettessero in comune le rispettive flotte di aerei e definissero la titolarità del cliente a seconda dell’aeroporto di partenza. Tutto questo per poter coprire il maggior numero di tratte possibili.

E questa è in sostanza la notizia a cui credo si possano aggiungere alcune riflessioni interessanti. Innanzitutto la più ovvia: se l’accordo tra le due aziende funziona è assai probabile che altri operatori facciano a gara per stipulare intese analoghe. In Inghilterra ci sono già stati contatti tra Orange e Vodafone ma penso sia ragionevole credere che la tendenza si diffonderà in tutta Europa.

Una seconda considerazione può essere fatta in merito alla concorrenza. In effetti l’operazione, sebbene sia stata formalmente presentata come una Joint Venture, assomiglia nella sostanza ad una fusione. È vero che ci saranno dei benefici per gli utenti finali ma come si comporteranno due aziende che mettono in condivisione una parte dei costi e che, allo stesso tempo, sono in concorrenza tra loro? Cosa farà in questo caso l’Antitrust?

Infine osservazione generale: è realistico pensare che la competizione nei settori ad alta intensità tecnologica (e di conseguenza finanziaria) nel prossimo futuro si sposti essenzialmente sul marketing?

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