Curare la sicurezza interna come (o forse meglio) di quella esterna

Curare la sicurezza interna come (o forse meglio) di quella esterna

Si parla sempre di protezioni per le reti wireless, antivirus, antispam e molti altri strumenti, sia hardware che software, pensati per proteggere le proprie LAN, domestiche o di lavoro, da attacchi esterni.

Troppo spesso ci si dimentica però che, soprattutto in ambienti corporate, le minaccie più insidiose provengono dall’interno e non dall’esterno, causate da comportamenti a rischio di chi usa le macchine dell’ufficio.

I rischi provengono essenzialmente da due potenziali comportamenti dannosi. Da un lato il deliberato tentativo di nuocere alla rete, ad esempio avviando software maligno o diffondendo attacchi di vario tipo. Dall’altro lato può avvenire che un dipendente, in completa buona fede, per imperiza o incompetenza ponga in essere dei comportamenti che espongono a rischi la rete aziendale.

Vi sono per fortuna in commercio varie soluzioni che consentono di arginare i pericoli provenienti da entrambi i tipi di fonti. Il controllo può essere innanzitutto effettuato da speciali switch e router di rete, capaci di identificare sul nascere comportamenti sospetti di un client, bloccandolo immediatamente e segnalando l’anomalia all’amministratore di rete.

A fianco di queste soluzioni, più legate ad ambienti corporate di dimensioni medio-grandi, troviamo idee adatte anche a piccoli uffici. Grazie alle policy di accesso è possibile definire i permessi per ogni singola macchina o per gruppi di macchine, prevedendo anche degli accessi “guest” a cui daremo, ad esempio, sola visibilità verso l’esterno, utili per ospiti presenti in ufficio (si pensi a riunioni in cui clienti o partner chiedono l’accesso ad internet).

Trovo molto positivo che a fianco di complesse infrastrutture amministrate da esperti, vi siano oggi molte soluzioni che possono essere usate anche da non tecnici, in quanto nelle PMI molto spesso non ci sono veri e propri “responsabili IT”, bensì la cura del patrimonio tecnologico è affidata al dipendente “più esperto”, ma non necessariamente tecnico.

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